domenica 16 novembre 2008

Come e quando si e' formato la "Campagna di un milione di firme"?

Traduzione

L’idea è nata dopo il sit-in, a piazza ‘7 Tir’ a Tehran, il 22 khordad del 1385 (12 giugno 2006), in occasione dell’anniversario della giornata di ‘solidarietà delle donne iraniane’. Il sit-in, nonostante fosse pacifico vennee interrotto brutalmente dalle forze dell’ordine. Alle manganellate seguono l’arresto di una settantina di avvocate, giornaliste, attiviste sociali ecc. con l’accusa di ‘assembramento illegale’.
Dalle riunioni e seminari in grandi città iraniane, con la partecipazione di circa cinquanta attiviste di diverse generazioni che hanno parlato della necessità di rinnovare le leggi di famiglia, nasce, finalmente, “l’idea di una Campagna per la raccolta delle firme per cambiare le leggi discriminatorie”. La Campagna inizia il proprio lavoro il 5 shahrivar dello stesso anno (27 agosto 2006).
Raccogliere le firme avviene con il metodo “faccia a faccia”, e poiché si tratta di un lavoro collettivo sono essenziali:
- Spiegare gli obiettivi della “Campagna” e il metodo utilizzato dal comitato dirigente ai cittadini,
- dopo il discorso pubblico o individuale per spiegare gli obiettivi della “Campagna”, ciascun iraniano (uomo o donna) può firmare il modulo apposito,
- la diffusione di manuale di istruzione sulle legge discriminatorie che si chiede di cambiare e le loro tracce sulla vita (sociale e privata) delle donne.


PROGRAMMA E LAVORO DELLA “CAMPAGNA”

Il nostro lavoro è basato su: conoscenza, contatto diretto, consapevolezza e infine, creare fiducia (tra noi attiviste, e tra noi e gli altri) e quindi preparare il terreno per una sistemazione collettiva che porti ai cambiamenti voluti. Tutto questo ha come scopo un progresso orizzontale non centralizzato, perchè siamo convinte che solo in questo modo possiamo raggiungere gli obiettivi.
Per procedere al meglio è previsto un laboratorio che spiega il metodo ‘faccia a faccia’ ai nuovi volontari che intendono sostenere la Campagna. Il laboratorio si tiene in singole città con la partecipazione delle attiviste e dei volontari.


I PRINCIPALI OBIETTIVI DELLA “CAMPAGNA”

Certamente raccogliere un milione di firme è l’obiettivo centrale della Campagna, ma non mancano altri obiettivi:
creare un’ampia partecipazione dei cittadini per ottenere cambiamenti sociale necessari,
la conoscenza e il dialogo tra differenti gruppi di femministe o associazioni sensibili alla condizione delle donne,
confronto diretto tra le attiviste con i cittadini, per aumentare la loro consapevolezza sulle ineguaglianze giuridiche,
dare voce al silenzio di molte donne,
delineare una riforma dal basso, cioè dalla società civile, per conquistare i cambiamenti radicali che possano essere duraturi nel tempo. Per questo motivo puntiamo sul rapporto diretto (faccia a faccia) con i cittadini, e cerchiamo di capire i loro disagi quotidiani,
le attiviste, nel contatto diretto con i cittadini, hanno compreso che senza essere all’interno della società, senza affrontare le difficoltà e senza pagare un prezzo non si può raggiungere gli obiettivi necessari. La storia delle lotte femminili di altri paesi con tradizioni culturali simile all’Iran, ci insegna che stiamo seguendo un percorso piuttosto difficile, proprio perché la nostra intenzione è quella di aumentare la consapevolezza dei cittadini sulle diseguaglianze giuridiche,
portare a termine la Campagna, dimostrerà che la (giusta) richiesta di cambiare le leggi discriminatorie non è limitata a un gruppo ristretto di donne, ma è la richiesta di donne e uomini di differenti strati sociali e culturali, e provenienti dai grandi o piccoli centri urbani che soffrono per le leggi attualmente in vigore.


QUANTI ATTIVISTI LAVORANO NELLA “CAMPAGNA”

Da premettere che non conosciamo il numero esatto delle persone che collaborano, ma possiamo dire che sono circa 500 gli attivisti che lavorano in 30 città o villaggio. Alcuni sono in Germania, Stati Uniti, Austria, Francia, Belgio, Canada e Australia.
A Tehran sono stati preparati nei laboratori appositi 440 donne e 50 uomini, di cui 70 donne e 15 uomini attualmente sono impegnati nei comitati della Campagna nel settore organizzativo, e circa 20 uomini sono attivi a Zahedan, Gorgan, Tabriz, Yazd, Hamadan, Rasht, Kermanshah e Shitraz e 50 donne, oltre alle città nominate anche a Qom, Mahabad, Sanandaj, Marivan, Karaj, Mashhad, Zanjan e Khorramabad.


MOTIVI UFFICIALI (DEL GOVERNO) DELLA REPRESSIONE ALLA “CAMPAGNA” DA PARTE DELLE FORZE DELL’ORDINE

Nonostante durante i dialoghi con i responsabili dell’amministrazione giuridico-legislativa, essi non avessero espresso parere contrario al lavoro della Campagna, non mancano repressioni (governative) nei confronti delle nostre attività pubbliche e trasparenti:
- L’arresto di 41 attivisti: 15 a Tehran, Kermanshah e Anzali durante la raccolta delle firme; 26 nell’irruzione a un laboratorio tenuto a Khorramabad;
- Minacce di arresto;
- Convocazioni illegali alla Polizia degli attivisti per creare terrore;
- Controllo dei legami sociali e familiari degli attivisti;
- Intercettazioni telefoniche;
- Controllo delle connessioni internet;
- Ispezione delle case e degli uffici degli attivisti;
- Controllo o impedire le riunioni e i sit-in;
- Blocco degli spazi pubblici (parchi, sale riunioni, ecc.), per gli incontri tra attivisti o per laboratori

1l 23 shahrivar 1386 (14 settembre 2007), a Khorramabad, durante il laboratorio tenuto in una casa privata, siamo colti di sorpresa dall’irruzione, illegale e senza permesso, delle forze dell’ordine che aveva saputo dell’incontro tramite l’Ufficio di Informazione (Un vero e proprio sistema di spionaggio in Iran. ndt) della stessa città. Sono stati arrestati 5 membri attivi della Campagna, insieme a 21 khorramabadi che si erano informati dagli amici e conoscenti del laboratorio. Essi sono stati trattenuti fino a notte tarda in Ufficio di Polizia. Inoltre, hanno sequestrato insieme ai manuali della Campagna come ‘strumento di reato’, gli effetti personali del proprietario della casa.
L’ufficio di Informazione della città per evitare la solidarietà di altri abitanti, ha radunato alcune persone dietro la porta della casa, dove era in funzione il laboratorio, riferendo loro a voce alta che è in atto un “assembramento di piacere”.
Nelle investigazioni è stata giustificata la loro irruzione per :
- Illegalità della riunione,
- Illegalità della Campagna,
- Le richieste della Campagna sono contro l’islam,
- Dubbio sulla indipendenza economica della Campagna (viene supportato dall’Estero. ndt)
- Reati morali per ‘assembramento di piacere’.


L’ATTEGGIAMENTO DELLE PERSONE VERSO LA “CAMPAGNA”

Insieme al manuale sulle leggi discriminatorie, le attiviste e i volontari hanno un quaderno in cui scrivere l’esperienza fatta. Un diario che contiene ricordi personali, impressioni avute e parole sentite. Spesso si sente dire: “serve a qualcosa?”
Quando si parla delle “ richieste della Campagna” e della “shari’a”, si hanno reazioni:
Le persone religiose sostengono che tutto questo (le leggi discriminatorie) fanno parte dell’islam. Quando annotiamo il concetto della falsificazione e della patriarcalizzazione della shari’a e raccontiamo di grandi mujtahid contemporanei che hanno saputo dare nuove interpretazioni craniche basate sulla giusta eguaglianza degli individui (tra uomini e donne), in molte si convincono e sono disposte a firmare.
Le persone non particolarmente religiose che ci ricordano che il nostro è un sistema islamico e fanno riferimento alle parole “repubblica islamica”. Essi sono convinti che per cambiare le leggi bisogna cambiare il sistema.

Quasi tutti, uomini e donne, sono d’accordo con le “richieste della Campagna”, e accanto alla firme scrivono il proprio malcontento riguardo a tutte le leggi. La maggior parte degli uomini trovano ingiuste le leggi su: l’età della responsabilità penale delle ragazze (nove anni), diyeh (la legge del taglione) e delitti d’onore. Le donne, invece, trovano ingiuste le leggi su: matrimonio, eredità, divorzio.


IL GOVERNO

Da una parte ci sono le parlamentari che senza appoggiare pubblicamente la “Campagna di un milione di firme” hanno esposto in majlis alcune delle richieste della Campagna (diyeh, eredità, valore della testimonianza (la testimonianza della donna vale metà di quella dell’uomo. ndt) e l’età della responsabilità penale). Esse ne hanno parlato con la Guida e il capo del “Consiglio delle Scelte” (majma’-e tashkhis-e maslahat-e nezam, letteralmente “Consiglio di Riconoscimento dell’Utilità Comune”).
Esse mettono in dubbio il metodo di lavoro della Campagna, perché influenzata dall’Occidente, e ribadiscono che tale attività mette in pericolo la sicurezza nazionale e i valori della rivoluzione.

Per noi è importante che persino le parlamentari portano avanti le nostre richieste- che tra l’altro è la richiesta di tutti gli iraniani- anche se non fanno appello, esplicitamente, alla Campagna della raccolta di un milione di firme per cambiare le leggi discriminatorie”.