sabato 18 giugno 2011

La lettera di Nasrin Sotoudeh a Haleh Sahabi: Il Giglio bianco che avevi raccolto dal cortile del carcere è appassito



www.feministschool.com/english/spip.php?article461

Feminist School: Nasrin Sotoudeh, avvocata e attivista del movimento delle donne, condannata a 11 anni di reclusione e a 20 anni di divieto di praticare il suo lavoro di avvocato e di lasciare il paese.

Nasrin è stata trasferita al carcere di Evin e divenne il compagno di cella di Haleh Sahabi nella sezione delle prigioniere politiche donne, dove Haleh stava scontando la sua condanna di 2 anni.

La seguente lettera è di Nasrin Sotoudeh, 3 giorni dopo la morte di Hale Sahabi, che è stata picchiata a morte durante il funerale di suo padre.

Mia cara Haleh,
La morte non è la fine del piccione!

Negli ultimi 3 giorni non sono riuscita a credere alla tua morte; non riesco a credere alla tua scomparsa e sono in lutto per la tua morte, che non posso accettare e ho sempre sperato che la notizia della tua morte non sia vera.

Per gli ultimi 3 giorni le donne della sezione 3 reparto donne prigioniere politiche nel Evin hanno cominciato e hanno finito le giornate con il tuo nome

La storia della tua libertà che per tre generazioni la tua famiglia ha sopportata la sofferenza per la libertà e la democrazia ha continuato fino all’ ultima sera quando ti abbiamo accompagnata con le lacrime della gioia perché potevi essere vicina a tuo padre e dargli coraggio; lui che solo voleva bene al sua paese.

È un peccato che il popolo iraniano non ha avuto la fortuna di vedere il progresso della salute del tuo padre, ma hanno anche perso la figlia .

Da quello che abbiamo capito dalle notizie ricevute da fuori è che tu difendevi il diritto per il funerale del tuo padre, il diritto che tante volte è stato negato alle famiglie.

Abbiamo assistito e visto il tuo coraggio quando eri qua mentre tuo padre era in ospedale. Sappiamo che sei una donna coraggiosa che ha sempre lottato per i suoi diritti contro quelli che non volevano riconoscere i tuoi diritti.

Con tanta semplicità di cuore hai difeso impeccabilmente i tuoi diritti che alla fine ti hanno rilasciato; sembrava che avevano riconosciuto i tuoi diritti. Tu volevi avere i tuoi diritti indiscutibilmente e senza dubito e questa era la tua forza.

Carissima Haleh

Tu conoscevi la situazione delle famiglie delle prigionieri politici meglio di tutti gli altri per che spesso uno di voi era in prigione e alla fine c’eri anche tu ed è per questo che la tua famiglia ha sempre avuto dei prigionieri, liberi prigionieri .

Ricordi come con tanta pazienza sopportavi la sentenza, la sentenza che non meritavi

Ti ricordi che dicevi che la prigione per te è come una esperienza di una vacanza? Ricordi che tutti erano intorno a te e tutti ti amavano?

La tua vita pura era così corta, ma la legenda della tua liberazione è fra i fiori del tuo chador che è rimasto qua come il tuo ricordo.

Il Giglio bianco che hai raccolto mentre ritornavi dal cortile del prigione, si è appassito, perché sapeva prima di noi.

Nasrin Sotoudeh

Reparto delle donne prigioniere politiche / prigione Evin / Giugno 2011

Source in Persian :http://on.fb.me/iVOymB

giovedì 2 giugno 2011

La lettera di Nasrin Sotoudeh a suo Marito, alla vigilia del annullamento della sua licenza


La lettera di Nasrin Sotoudeh a suo Marito, alla vigilia del annullamento della sua licenza per praticare suo lavoro: con e senza la licenza, sono contraria a queste condanne


http://iranianfeministschool.info/english/spip.php?article448



Translated by:Sabri Najafi
domenica 29 maggio 2011

Feminist School: Come richiesto dalle autorità giudiziarie, oggi, 29 maggio 2011, Nasrin Sotoudeh è stata rilasciata temporaneamente dalla prigione per attendere un udienza della tribunale giudiziaria dell’ ordine degli avvocati(secondo il sito ir women). Ma secondo le segnalazioni ricevute dalla Femminist School, il suo ricorso giudiziario è stato rinviato. Nasrin Sotoudeh, mentre aspettava lo svolgimento di questa udienza, ha scritto a suo marito Reza Khandan una lettera che vedete in seguito a questo testo.

Mio caro Reza,

Si parla della prigione e delle sue solitudine. Io voglio parlarti della prigione e le sue sorprese . Non puoi immaginarti l’atmosfera che ha creato la nuova generazione nella prigione? Lo stesso atmosfera che esiste fuori, esiste anche dentro la prigione e questo dà una nuova vita al carcere e alla società fuori da esso. Questo vita a volte è felice, a volte é calma e silenziosa e a volte guarda e analizza, ma in ogni modo é paziente e tollerante; e la tolleranza è la cosa che in futuro ci aiuterà a raggiungere i nostri obiettivi. Tu sai meglio di tutti gli altri che l’acqua che scorre con il tempo crea delle fissure nelle rocce; la nostra tolleranza and flessibilità ci permetterà di rimuovere gli ostacoli dai nostri sentieri.

Mio caro,

Nel carcere tutti pensano alla loro libertà. Anche per me la mia liberta è molto importante, ma ancora più importante è la giustizia che viene ignorata.

E’ chiaro che come tutti gli altri prigionieri io sogno di andare in vacanza con la famiglia o andare a camminare liberamente sotto la pioggia di primavera e guardare gli alberi o passare un pomeriggio con i bambini nel parco. Ti ricordi con quale gioia noi tre ti accoglievamo quando ritornavi a casa? Eravamo una famiglia fortunata e nonostante l’interrogatore durante il primo interrogatorio ha minacciato di non essere più insieme e noi, siamo ancora felici; lui non sapeva che la felicità esiste nel cuore delle persone.

È chiaro che mi piacerebbe avere tutte queste cose e sono importanti per me, ma niente è più importante e grave di quei centinai di anni di reclusione che i miei assistiti hanno dovuto scontare e altre persone liberali, che vennero accusate di reati che non avevano commesso.Anche se avevo il privilegio di assistere solo pochi, avendo o non avendo la licenze per la pratica legale, continuerò a a oppormi alle loro sentenze ingiuste.

Vogliono annullare la mia licenza d’avvocato in tribunale; la licenza per la pratica del diritto ho sempre cercato di usare con onore . Anche se un giorno un governo ritirerà la mia licenza alla pratica del diritto, non potranno prendermi il mio onore. Questo mi basta.

Mio caro Reza,

fino a quando queste condanne ingiuste continuano ad esistere e fino a quando il tribunale rivoluzionario continua le sue decisioni scioccanti, io, con la licenza o senza la licenza, sono contraria a questi condanne .

Protestare contro le condanne abusive non richiede la licenza per la pratica del diritto e quindi continuerò a farlo. Di a loro che possono prendermi la mia licenza, se vogliono farlo, ma non potranno mai prendermi il mio diritto alla giustizia?

Evin, Cella delle donne prigioniere politiche Maggio 2011

http://www.facebook.com/note.php?note_id=10150214566067356

Take Action
Sign the petition of one million signatures to end discriminatory laws against women.
Sign petition (for support of Campaign for One Million Signatures)
sign the petition (for release of women’s rights activists)

Nasrin Sotoudeh le Mani alte




http://danielebarbieri.wordpress.com/2011/06/01/le-mani-alte/
1 giugno 2011

Tradotto da farsi in inglese di Nahid Jafari e Roja Bandari


estratto dall’articolo “An Encounter with Nasrin Sotoudeh: Hands of a Witness, Forever Unbowed”, di Nahid Jafari e Roja Bandari, iraniane, attiviste della campagna “Change for equality”, 30 maggio 2011: traduzione di Maria G. Di Rienzo

Ci siamo tutte. La folla di avvocati e di attiviste per i diritti umani delle donne sta crescendo di momento in momento. I nostri occhi seguono il marito di Nasrin, Reza Khandan: “La stanno portando qui un po’ prima delle 11 come era stabilito” dice. I nostri cuori battono come ali, dal desiderio di vederla.

Dapprima solo in poche riusciamo ad entrare nella stanza con il signor Khandan. Una poliziotta e alcuni avvocati sono già nella stanza. Stiamo attente a non creare la minima tensione, perché così almeno potremo vedere Nasrin, ed entriamo ad una ad una.

Abbracciamo Nasrin, le lacrime cominciano a cadere. Non sappiamo se stiamo piangendo dalla gioia di rivederla, dal dolore di non averla avuta con noi per 9 mesi, o per la determinazione travolgente che sta in quel viso a noi familiare, una determinazione da cui abbiamo imparato così tanto. Ma il tempo vola. Le guardie ci obbligano a lasciare la stanza.

Dall’atrio, vediamo Nasrin attraverso le vetrate. La sua gioia è evidente, i suoi colleghi avvocati la attorniano calorosi, suo marito ha gli occhi pieni di felicità, e tutto questo fa felici anche noi.

Il tribunale ha chiesto che a Nasrin Sotoudeh sia revocata l’autorizzazione a svolgere il suo lavoro di avvocata, ma l’Associazione degli avvocati iraniani ha presentato ricorso: oggi è il primo giorno del processo che ne è conseguito.

Aspettiamo i risultati, ma il tribunale non si pronuncia. “La sessione si terrà in un altro momento”. A mezzogiorno e mezzo, due soldati e una donna guardia carceraria portano fuori Nasrin. Nasrin tiene alte le mani strette dalle manette. La guardia tenta di abbassargliele, ma non ci riesce. Di colpo suo marito le prende la testa fra le mani e la riempie di baci. Le guardie tentano invano di separarli. Siamo tutte colme di affetto e ammirazione. Stiamo guardando la resistenza che nasce dell’amore? Sono i baci che Reza ha promesso ai suoi figli Mehrave e Nima di dare da parte loro alla loro madre?

Oggi voliamo di nuovo. Siamo fiere di Nasrin e siamo fiere di averla con noi, con quelle mani alte, quelle mani che non si sono mai piegate.

(Nota della traduttrice: Nasrin Sotoudeh, avvocata, è stata arrestata dalle autorità iraniane il 4 settembre 2010 per la sua attività di difensora dei diritti umani, in particolar modo i diritti di donne e bambini. E’ stata condannata per tale attività a 11 anni di carcere e al bando ventennale dalla sua professione: di quest’ultimo si tratta nel presente articolo.)