giovedì 18 novembre 2010

Donne dell'altro mondo























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Davide Ilarieti

La fiera di libri per ragazzi "Leggere e volare" è giunta alla diciannovesima edizione. Davanti alla statua del Garibaldi della Lizza il tendone attrezzato pieno di ogni tipo di libri con figure, interattivi, tridimensionali, è frequentato ogni giorno da decine di clienti e curiosi. A questo capannone ne è annesso un secondo. Al suo interno sono istallate tre mostre, una sul tema della fiaba, illustrato da alcune allieve della scuola d'arte "Duccio di Boninsegna", una del pittore Lorenzo Mattotti sulla storia di Hansel e Gretel; la terza mostra consiste di una serie di gigantografie di personaggi femminili di varia etnia. Quello che queste donne sembrano avere in comune è una certa aria di serietà. Appunto venerdì scorso (12 novembre n.d.r.) si è tenuta all'interno del capannone una riunione di personaggi femminili, alcuni dei quali comparivano nelle gigantografie. La cosa è stata organizzata così. Gli interventi sono stati distribuiti in due tavoli successivi. Le donne erano quasi tutte iraniane e parlavano in persiano: siccome il tutto veniva ripreso da un operatore, che poi avrebbe spedito il materiale a un'emittente americana che trasmette anche in Iran, una delle donne aveva insistito per non comparire allo stesso tavolo con le altre. Non voleva comprometterle, dal momento che è ricercata in Iran per motivi politici. Così si sono fatti i due tavoli e l'operatore - uno dei pochi uomini nel capannone - ha filmato la prima parte dell'evento, che si è svolta nel modo seguente.
La signora Sabri Najafi, responsabile per l'Italia della campagna di raccolta di firme Un Milione di Firme per la rivendicazione dei diritti delle donne iraniane (www.milionedifirme.blogspot.com), ha letto alle signore Pellegrini (assessore provinciale) e Mattei (curatrice della mostra fotografica "Re-sisters" e organizzatrice dell'evento) una lettera d'appello per la liberazione della signora Nasrin Sotoudeh. Questa avvocatessa iraniana, procuratrice dei difensori dei diritti civili nel suo paese, da settembre di quest'anno è stata costretta ad unirsi ai più di quaranta suoi assistiti nella prigione di Evin a Teheran, con l'accusa di attività "nocive alla sicurezza dello Stato" - una via traversa che l'ha portata, proprio nel mese in cui cadeva il ramadan di quest'anno, a riscoprire il Quinto Pilastro dell'Islam. Il suo digiuno dura da settanta giorni e dovrebbe ormai averla resa abbastanza diversa dalla donna che in una fotografia appesa dietro al tavolo della riunione era ritratta sorridente con in mano una statuetta della Dea con la Bilancia (la Giustizia).
La signora Parvin Ardalan, la donna "ricercata" seduta di fianco a Sabri Najafi, è destinataria dal 2007 di un mandato di arresto per "reati contro la sicurezza dello Stato" di natura analoga a quelli di Nasrin Sotoudeh. Dopo aver mostrato un video delle proteste femminili di cui è stata una delle principali organizzatrici, ha fatto il punto degli sviluppi politici e culturali del Paese descritto da Erodoto e Senofonte.
Ebbene, come è noto, quello che i greci chiamavano spregiativamente il "paese dei non liberi" ha adottato nel corso del novecento il modello della democrazia greca, senza che il potere degli Ayatollah e la condizione delle donne ne risentissero molto. A partire dalla rivoluzione islamica del 1979 le donne hanno perso il diritto alla custodia dei figli e al divorzio, sono escluse da carriere in campo giuridico, politico, commerciale e scientifico e costrette a portare lo chador; a partire dal 2001 sono le principali protagoniste delle proteste pubbliche in tutto il Paese e a Parigi, a Bruxelles, Amburgo, si riuniscono in librerie intitolate ad eroi riformisti che fungono anche da case editrici, in centri culturali, in conferenze di protesta, in associazioni: ecco ad esempio la signora Fatemeh Resi, venuta da Dortmund in rappresentanza della "associazione delle Madri di Park Laleh", che prende il nome dal parco di Teheran dove si riuniscono le madri dei prigionieri politici per commemorare insieme i loro figli come dei morti.
La signora Resi ha raccontato (nella seconda fase della riunione) che una ventina di queste madri sono state a loro volta rinchiuse nel carcere di Evin. Alla fine degli interventi, le signore hanno ribadito il proprio accordo su tre punti, prima di andarsene ognuna per la sua strada:


- che tutti i prigionieri politici dovrebbero essere rilasciati
- che la pena di morte e la lapidazione dovrebbero essere abolite
- che i responabili delle repressioni almeno degli ultimi 31 anni andrebbero processati.
">La fiera di libri per ragazzi "Leggere e volare" è giunta alla diciannovesima edizione. Davanti alla statua del Garibaldi della Lizza il tendone attrezzato pieno di ogni tipo di libri con figure, interattivi, tridimensionali, è frequentato ogni giorno da decine di clienti e curiosi. A questo capannone ne è annesso un secondo. Al suo interno sono istallate tre mostre, una sul tema della fiaba, illustrato da alcune allieve della scuola d'arte "Duccio di Boninsegna", una del pittore Lorenzo Mattotti sulla storia di Hansel e Gretel; la terza mostra consiste di una serie di gigantografie di personaggi femminili di varia etnia. Quello che queste donne sembrano avere in comune è una certa aria di serietà. Appunto venerdì scorso (12 novembre n.d.r.) si è tenuta all'interno del capannone una riunione di personaggi femminili, alcuni dei quali comparivano nelle gigantografie. La cosa è stata organizzata così. Gli interventi sono stati distribuiti in due tavoli successivi. Le donne erano quasi tutte iraniane e parlavano in persiano: siccome il tutto veniva ripreso da un operatore, che poi avrebbe spedito il materiale a un'emittente americana che trasmette anche in Iran, una delle donne aveva insistito per non comparire allo stesso tavolo con le altre. Non voleva comprometterle, dal momento che è ricercata in Iran per motivi politici. Così si sono fatti i due tavoli e l'operatore - uno dei pochi uomini nel capannone - ha filmato la prima parte dell'evento, che si è svolta nel modo seguente.
La signora Sabri Najafi, responsabile per l'Italia della campagna di raccolta di firme Un Milione di Firme per la rivendicazione dei diritti delle donne iraniane (www.milionedifirme.blogspot.com), ha letto alle signore Pellegrini (assessore provinciale) e Mattei (curatrice della mostra fotografica "Re-sisters" e organizzatrice dell'evento) una lettera d'appello per la liberazione della signora Nasrin Sotoudeh. Questa avvocatessa iraniana, procuratrice dei difensori dei diritti civili nel suo paese, da settembre di quest'anno è stata costretta ad unirsi ai più di quaranta suoi assistiti nella prigione di Evin a Teheran, con l'accusa di attività "nocive alla sicurezza dello Stato" - una via traversa che l'ha portata, proprio nel mese in cui cadeva il ramadan di quest'anno, a riscoprire il Quinto Pilastro dell'Islam. Il suo digiuno dura da settanta giorni e dovrebbe ormai averla resa abbastanza diversa dalla donna che in una fotografia appesa dietro al tavolo della riunione era ritratta sorridente con in mano una statuetta della Dea con la Bilancia (la Giustizia).
La signora Parvin Ardalan, la donna "ricercata" seduta di fianco a Sabri Najafi, è destinataria dal 2007 di un mandato di arresto per "reati contro la sicurezza dello Stato" di natura analoga a quelli di Nasrin Sotoudeh. Dopo aver mostrato un video delle proteste femminili di cui è stata una delle principali organizzatrici, ha fatto il punto degli sviluppi politici e culturali del Paese descritto da Erodoto e Senofonte.
Ebbene, come è noto, quello che i greci chiamavano spregiativamente il "paese dei non liberi" ha adottato nel corso del novecento il modello della democrazia greca, senza che il potere degli Ayatollah e la condizione delle donne ne risentissero molto. A partire dalla rivoluzione islamica del 1979 le donne hanno perso il diritto alla custodia dei figli e al divorzio, sono escluse da carriere in campo giuridico, politico, commerciale e scientifico e costrette a portare lo chador; a partire dal 2001 sono le principali protagoniste delle proteste pubbliche in tutto il Paese e a Parigi, a Bruxelles, Amburgo, si riuniscono in librerie intitolate ad eroi riformisti che fungono anche da case editrici, in centri culturali, in conferenze di protesta, in associazioni: ecco ad esempio la signora Fatemeh Resi, venuta da Dortmund in rappresentanza della "associazione delle Madri di Park Laleh", che prende il nome dal parco di Teheran dove si riuniscono le madri dei prigionieri politici per commemorare insieme i loro figli come dei morti.
La signora Resi ha raccontato (nella seconda fase della riunione) che una ventina di queste madri sono state a loro volta rinchiuse nel carcere di Evin. Alla fine degli interventi, le signore hanno ribadito il proprio accordo su tre punti, prima di andarsene ognuna per la sua strada:


- che tutti i prigionieri politici dovrebbero essere rilasciati
- che la pena di morte e la lapidazione dovrebbero essere abolite
- che i responabili delle repressioni almeno degli ultimi 31 anni andrebbero processati.