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Non sarà possibile libertà senza uguaglianza!
L’8 marzo è la giornata mondiale delle donne. Una giornata dedicata a noi. Una giornata, in nome della libertà e dell’uguaglianza, che corrisponde al 17/12/1389 (data del calendario iraniano), un martedì di protesta.
Un altro 8 marzo per noi donne iraniane che, ogni anno, per parlare dei nostri diritti andiamo incontro ad una violenta e ingiusta repressione da parte delle forze dell’ordine governative.
Per le donne iraniane, a differenza delle donne di molti paesi, l’8 marzo non è un giorno di festa in cui ci si scambiano fiori. È la giornata della minaccia e dell’incertezza. È la giornata della protesta!
Da anni, in questa data, nelle nostre case, nei parchi, nelle sale chiuse e per le strade sussurriamo e a volte urliamo “no alla discriminazione!”, pagando un prezzo alto.
Di tutto ciò non sono rimasti solo ricordi e leggi non modificate. Abbiamo scritto una pagina di storia nella quale silenzio e sottomissione non vengono considerati valore. Una storia che ha insegnato alle giovani generazioni a resistere di fronte alla violenza. Una storia che ha insegnato a donne e uomini a dire “no all’imposizione!”. Una storia di cui ciascuna pagina rappresenta il tenace impegno per una vita migliore.
Noi, un gruppo di attiviste del movimento delle donne iraniane, manifestiamo la nostra solidarietà con donne e uomini che gridano in nome della libertà e della democrazia per le strade delle città iraniane, e a conferma dell’appello di Shirin Ebadi ribadiamo che: “negli avvenimenti politici, non dimentichiamo le nostre richieste fondate sull’uguaglianza giuridica; in questo giorno, insieme ai nostri fratelli, scendiamo per le strade e appoggiamo le richieste di tutti, perché raggiungere l’uguaglianza dei diritti è possibile solo in uno stato democratico”.
Noi, scendiamo per le strade insieme alle nostre sorelle la cui voce di protesta, in Iran, anche nella giornata mondiale delle donne, viene repressa; lo facciamo per le donne che nelle prigioni pagano il caro prezzo della libertà; per le madri che hanno perso i figli a seguito delle esecuzioni del governo iraniano; per le ragazze e le madri che hanno perso la vita per aver detto “non alla sottomissione”; per le ragazze che nessuna legge protegge di fronte al fanatismo maschile e ai crimini d’onore.
Noi scendiamo per le strade per essere la voce soffocata delle donne vittime della violenza, e insieme alle nostre sorelle in Tunisia, Egitto, Libano, Bahrein, Yemen, Libia, ecc, chiediamo uguaglianza di genere, libertà, e l’eliminazione di ogni forma di discriminazione legale e culturale.
In questo momento molti nostri fratelli e sorelle sono in carcere, perciò chiediamo anche la liberazione dei prigionieri di opinione.
Nessun sistema legale assicura giustizia e democrazia se all’interno delle singole leggi non c’è uguaglianza dei diritti tra uomo e donna. Perciò, cambiare le leggi significa iniziare il percorso verso la democrazia e l’uguaglianza di genere e garantire, nel nostro paese, uguali diritti per tutti. Senza dubbio, fino a quel giorno, ogni 8 marzo, per noi, sarà una giornata di protesta.