domenica 31 maggio 2009

Jelveh Javaheri come Aung San Suu Kyi, prigioniera di coscienza



Scritto da Noemi Cabitza
sul sito Secondoprotocollo.org
sabato 30 maggio 2009
Cosa hanno in comune una donna iraniana sconosciuta al mondo (ma non in Iran) e un Premio Nobel per la pace? Semplice: la difesa dei Diritti Umani e il fatto di essere, per questo, perseguitate da un regime sanguinario.

Era il primo maggio quando Jelveh Javaheri, attivista dei Diritti Umani, insieme a tantissime altre persone membri del movimento “un milione di firme” che chiede la fine delle discriminazioni sessuali in Iran, organizzavano una manifestazione pacifica a Teheran con lo scopo di attirare l'attenzione sulle loro richieste. In quell'occasione la polizia degli Ayatollah attaccò i manifestanti prima ancora che potessero riunirsi lasciando sul terreno decine di feriti, insanguinati dalle percosse dei poliziotti/carnefici. Nessuno in occidente ne ha parlato, tanto meno l'autoproclamata “resistenza iraniana”. Poteva essere finita li, invece no. Il giorno dopo la polizia affiancata da agenti dell'intelligence, faceva irruzione nelle case dei maggiori attivisti, tra i quali appunto Jelveh Javaheri, e li arrestava con l'accusa di “attentato alla sicurezza nazionale”. In totale 150 persone, tra uomini e donne, sono state portate in carcere in quell'occasione.
Jelveh Javaheri, che conosce benissimo i propri Diritti, ha chiesto su che base veniva arrestata dato che gli agenti non avevano un ordine del tribunale, ma senza ottenere risposta è stata violentemente percossa, ammanettata e portata in prigione. Con lei è stato arrestato anche il marito.

Dal 2 maggio, giorno degli arresi, molti dei 150 arrestati sono stati rilasciati, ma non Jelveh Javaheri e suo marito che continuano ad essere imprigionati esattamente come “prigionieri di coscienza”. In una recente intervista a Radio Zamaneh, la madre di Jelveh ha raccontato di come la figlia sia stata portata via a piedi nudi come nemmeno si fa con l'ultimo dei criminali e che sebbene ancora detenuta non è stata formulata contro di lei nessuna accusa.

Ironia della sorte per i fatti del primo maggio, come faceva notare il movimento “Iran Women Solidarity”, e che il governo iraniano presieduto da Ahmadinejad , campione nella violazione dei Diritti Umani, si faccia chiamare “Mostazafin” che letteralmente vuol dire “governo dei poveri” o degli “oppressi”. Essi sostengono di essere in prima linea contro “il grande Satana” e contro il “global Estekbar” dove Estekbar sta per arroganza. Incredibile.

Secondo Protocollo si unisce al movimento “un milione di firme” al movimento “Iran Women Solidarity” e alla “Coalizione delle donne iraniane” nel chiedere l'immediata scarcerazione di Jelveh Javaheri e di suo marito in quanto detenuti unicamente per “ragioni di coscienza”. Tutti insieme chiediamo che la Comunità internazionale si mobiliti affinché si metta fine alle repressioni contro gli attivisti dei Diritti Umani in Iran e che sia l'Unione Europea (Italia in testa) a fare un passo formale verso questa richiesta. Sono centinaia le persone (soprattutto donne) che come Jelveh Javaheri sono attualmente detenute in Iran per “ragioni di coscienza”.

http://www.iran-women-solidarity.net/spip.php?article796

domenica 24 maggio 2009

Narges Mohammadi è accusata alla "propaganda" contro lo Stato


Narges Mohammadi è stata accusata alla "propaganda" contro lo Stato

Venerdì, 22 maggio 2009


Teheran, il porta voce della forza giudiziaria iraniana Alireza Jamshidi ha detto alla agenzia della stampa iraniana IRNA che la attivista dei diritti umani Narges Mohammadi, la stretta collaboratrice di Nobel per la pace Shirin Ebadi, è stata accusata di "propaganda contro la regime Iraniana".



Il giorno 8 Maggio 2009 a Mohammadi, vice presidente e portavoce del “Centro dei difensori dei diritti umani” e presidente del comitato esecutivo del “Consiglio nazionale della pace" e a Soraya Izadpanah un'alttra collaboratrice del consiglio della pace è stato ritirato il passaporti in aeroporto di Teheran mentre volevano partire per Guatemala per una conferenza internazionale di donne.

Alireza Jamshidi ha confermato l'impedimento del viaggio a Mohammadi la accusa di propaganda contro la regime iraniana e che lei sarà chiamata per presentarsi alla tribunale giudiziaria.

Secondo il sito web dei diritti delle donne, Feminist school , Mohammadi in Guatemala voleva parlare sulla tema "il ruolo delle donne nella democrazia in Iran", e Azizpanah su "il ruolo delle donne in Medio Oriente".
Il porta voce sulla accusa di Azizpanah non ha dato nessun informazioni.

Nel corso degli ultimi due anni, l'Iran ha impedito la espatria ai diversi attiviste e attivisti dei diritti umani e diritti delle donne ,attivisti che volevano partecipare alle conferenze internazionali o per ritirare loro premie.
la attivista dei diritti delle donne e giornalista Parvin Ardalan,Avvocata e attivista dei diritti Nasrin Sotoudeh,Mansoureh Shojaee, Talat Taghiniya sono qualche esempi.

Mohammadi parlando con il le attiviste del sito change4 equality ha detto:
questo modo di dare la notizia lo trovo una grande sorpresa che è contro i diritti civili di ogni cittdino e la porta voce della forza giudiziaria tramite la stampa da la notizia di accusa di un cittadino senza mandarle una lettera,io non accetto questa accusa e fin che non sarranno chiari le motive della accusa non posso esprimermi io sono un attivista dei diritti e lavoro per far attivare i diritti umani.
http://www.irna.ir/View/FullStory/?NewsId=497049

http://www.feministschool.net/spip.php?article2561
http://www.campaignforequality.info/english/spip.php?article524

lunedì 18 maggio 2009

Giuliana Sgrena si è candidata per Parlamento Europeo


Giuliana Sgrena scrittrice e giornalista del “Il Manifesto”. Si occupa particolarmente della condizione della donna nell’islam e nelle società islamiche. La sua vicenda è anche legata al rapimento in Iraq, nel 2005, dal “l’organizzazione del Jihad islamico” mentre si trovava a Baghdad per realizzare una serie di reportage per il suo giornale. Fu liberata dopo un mese dai servizi segreti italiani. Testimone oculare e voce denuncia della strage del bombardamento americano in Iraq, ci racconta la sua esperienza nel “Fuoco amico”
(Feltrinelli, 2005) ed è candidata per le Europee del 2009 con “Sinistra e Libertà”.

1. Sappiamo che conosci bene la condizione giuridica e sociale delle donne in Islam. A giugno, anche in Iran ci saranno le elezioni e una coalizione dei movimenti femministi iraniani chiede al futuro presidente di apportare delle modifiche alla Costituzione e di aderire alla “Convenzione di eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne” Pensi che il parlamento europeo possa fare pressione sull’Iran per modificare le leggi riguardanti le donne?
Guliana Sgrena:Io penso che il Parlamento europeo dovrebbe innanzitutto occuparsi della condizione dei diritti umani e delle discriminazioni nei vari paesi, a cominciare dal rispetto dei diritti delle donne. Invece di limitarsi a usare la voce grossa rispetto alle affermazioni sicuramente preoccupanti del presidente iraniano che forse servono proprio a nascondere le repressioni che avvengono all'interno del paese. Il mio impegno al Parlamento sarà proprio quello di sollevare questi problemi e di condizionare i rapporti con i vari partner commerciali o politici al rispetto dei diritti umani e in particolare delle donne e delle minoranze.

2. Che consiglio daresti alle attiviste della “Campagna di un milione di firme contro le leggi discriminatorie in Iran” che chiedono il riconoscimento dei loro diritti?
Giuliana Sgrena:Penso che, viste le difficili condizioni all'interno del paese, le donne iraniane potrebbero allearsi con donne di altri paesi musulmani che lottano per gli stessi obiettivi in modo da avere un maggiore impatto anche a livello internazionale, in occidente e non solo. Comunque mi impegno a fare tutto il possibile per dare visibilità alla vostra lotta.

http://www.giulianasgrena.it/

venerdì 15 maggio 2009

Diverse attiviste del coalizione del movimento delle donne iraniane parlano sulla coalizione


http://www.feministschool.net/english/spip.php?article290
La Coalizione del movimento delle donne iraniane espone le sue proprie richieste elettorali

Il movimento delle donne iraniane, che negli ultimi anni ha perseguito vari modi e mezzi per esprimere le esigenze delle donne iraniane e che cerca attivamente per il raggiungimento di questi, ora è determinato a raccogliere le idee e cogliere l'opportunità delle decime elezioni presidenziali iraniane, di affermare alcune delle esigenze di base delle donne iraniane e per informare la popolazione di questi casì, questa coalizione è entrata nel dibattito generale relativo alla campagna elettorale presidenziale, e con due specifiche esigenze fondamentali, ,
è cioe:

1. Che l’Iran faccia parte della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW)
2.Cercare di eliminare le leggi discriminatorie contro le donne, in particolare attraverso la revisione degli articoli 19, 20, 21 e 115 della Costituzione, incondizionatamente e rispettare i principi di uguaglianza di genere.

Sotto, abbiamo selezionato alcune citazioni di articoli attuali scritte da donne iraniane e attiviste per i diritti, le loro opinioni su questa coalizione.


Noushin Ahmadi Khorasani
: È passato un pò di tempo, pieno di alti e bassi e con molte prove e tribolazioni. Ma quando guardiamo cosa abbiamo guadagnato, vediamo che l'ampia lotta del movimento delle donne (sia nel settore civile e in quella politica) ha ottenuto in ogni modo dei risultati positivi e concreti. Così, forse possiamo anche noi considerarci positivamente! Ad oggi se confrontiamo la situazione con ciò che è stato due decenni fa, vediamo che in ogni fase, abbiamo raggiunto una vittoria e l’abbiamo conservata e confermata e poi abbiamo continuato il percorso..

Fino a quando noi non diamo conto che "il nostro diritto di voto", è un "diritto inalienabile", non possiamo utilizzare il potenziale di una "opzione non voto" per influenzare gli altri, il diritto di voto dovrebbe diventare parte integrante del nostro essere sociale, per questo dobbiamo avviare un processo di recupero di tale diritto.

Sembra che oggi siamo in grado di cogliere l'opportunità politica (durante l’elezioni presidenzial), il processo di diritto al voto con successo, attraverso una presenza efficace nella campagna elettorale.

Ritengo quanto sarebbe giusto che noi donne iraniane, utilizzando la stessa "situazione femminismo", che ha formato le altre coalizioni, cogliemo l’occasione passaggera e temporanea di un opportunità positiva derivante da questa tornata di elezioni e ancora una volta - come l'ultimo ciclo (nel 2005) - procedere con coraggio e senza timore di attacchi e accuse e di utilizzare la possibilità di rafforzare e approfondire questa costruzione della coalizione. Di utilizzare il potenziale di questa coalizione, per andare al di là delle linee disegnate da ideologie tradizionali, per sostenere il movimento democratico in modo che questa coalizione può adottare ulteriori e più efficaci misure indicando le esigenze di milioni di donne iraniane. Sembra che, se possiamo avere "il diritto di voto", in una campagna elettorale civil il nostro stesso diritto, si può, in un prossimo futuro, anche gestire l'uso politico della sfera - che sempre è stata una fregatura per noi donne, con le possibilità che potremmo permetterci di portare ad un "grande balzo in opportunità e nel promuovere la posizione del movimento delle donne".


Mehdi Almasian
: Oggi, sono le donne che hanno intrapreso questa strada, e che con il ricorso al principio di "esporre le loro richieste", cercando di prendere una decisione tra i "cattivi" e "peggiori" e di entrare in questa arena apertamente e decisa, con le elezioni di dar voce alle proprie esigenze, pienamente consapevoli del fatto che essi avrebbero dovuto pagare un prezzo più alto per il perseguimento di tali esigenze, sia prima, che dopo le elezioni.
Inoltre, le donne beneficiano della solidarietà e la coesione dei diversi gruppi politici e ideologici e di tendenze, si mettono insieme, e nel perseguire e insistere sulla loro esigenze, anche dopo le elezioni, cercano di riaffermare la loro identità civica e anche questo è una nuova entità, nel nostro Iran - gli sforzi e le lotte sempre scolorite e spesso anche fermate dopo le elezioni, questo ha dato in passato ai candidati mano libera nello slogan "perfetto" e promesse da desiderare . E 'qui che i male dà lo spazio al bene per guadagnare i voti. Il bene che risponde in particolare alle questioni informativ delle donne, e afferma la propria posizione, e questo se non ci dovrebbe essere, i seggi ,il giorno delle elezioni non saranno riempiti.

D'altro canto,” Coalizione delle del movimento delle donne”, con la sua unità, la solidarietà e la comprensione reciproca tra le donne di diversi modi di pensiero, mostra il metodo democratico e dialogo logico, come un vero e realizzabile esempio per tutti gli altri.


Azita Rezvan
: Coloro che hanno aderito a questa coalizione hanno opinioni diverse in materia di partecipazione alle elezione o di votare per un candidato specifico e non hanno messo il proprio diritto di voto per il gruppo, ma piuttosto loro presentono la loro domanda per la parità dei diritti per le donne fino al voto in occasione delle elezioni. Così uno specifico candidato può far sentire - come altri - la sua voce in sostegno alla"coalizione delle donne", ma la coalizione, a sua volta, non è in grado di sostenere quel candidato, e sarebbe bello e incredibile, se tutti i candidati presidenziali confrrmassero il loro sostegno alla coalizione e alle loro richieste!

Una società moderna richiede un metode moderne di lotta, e la "coalizione del movimento delle donne affermando le sue richieste elettorali " è una forma intelligente di presentare l’esigenze delle donne in questa opportunità. Coloro che hanno impostato questa coalizione sono persone che riconoscone il valore delle occasioni e usano tali possibilità per le loro battaglie.


Samaneh Mousavi
: Quel che è certo è che questo metodo (esporre le richieste), è una forma di lotta civile, che darà i suoi frutti a lungo termine e quindi non è molto gradevole per coloro che si oppongono, in generale, all'attuale regime e chiedono il suo rovesciamento, (favorendo un boicottaggio delle elezioni). Un altro gruppo che si oppone a questo metodo, sono i sostenitori del regime, che vedeno un modo di affermare esigenze, come l’immissione di ostacoli sul loro percorso politico ed elettorale, e ancor più importante della creazione di una sfera pubblica per l'individuazione degli errori e le sue attuali inadeguatezze.
In questo mezzo, inoltre, non dobbiamo dimenticare l'opposizione di coloro che favoriscono i candidati e quindi la personalità-ideologica di promesse impossibili, che cercano di attirare voti attraverso il termine "non-fondamentalista".

Ma ciò che è degno di nota, è che con la coalizione (esporre le richieste), i risultati possono essere fatti per esprimere ciò che vogliamo oltre il tempo limitato della campagna elettorale, e che possiamo ampiamente approfittare dal potenziale rappresentato da questo metodo per influenzare la decisione del governo, Sicuramente con l’unità e collaborazione delle forze in un vasto movimento.

lunedì 11 maggio 2009

Aiutiamo la coalizione delle donne iraniane alle prossime elezioni in Iran




In Face Book
http://apps.facebook.com/causes/276631?m=3f1cca43


همگرایی جنبش زنان برای طرح مطالبات در انتخابات؛ ما از کاندیداهای ریاست جمهوری فقط حقمان را می خواهیم
Positions:

1. پیوستن ایران به «کنوانسیون رفع هرگونه تبعیض علیه زنان»
2. رفع قوانین تبعیض آمیز علیه زنان و به ویژه بازنگری و اصلاح اصول 19، 20، 21 و 115 قانون اساسی
3. گنجاندن اصل برابری جنسیتی بدون قید و شرط در قانون اساسی
4. Join CEDAW
5. Reform sections 19,20,21,115 of the Constitution and include the principle of gender equality with no precondition.

In face book in italiano

http://www.facebook.com/group.php?gid=74044079043&ref=mf


Aiutiamo la coalizione delle donne iraniane alle prossime elezioni in Iran

Global
Basic Info
Type:
Organizations - Non-Profit Organizations
Description:
Sabato scorso a Teheran, in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Shirin Ebadi, Simin Behbahani, Azam Taleghani, Elahe Kulaii, Shahla Lahiji, Farzaneh Taheri e Shahla Ezazi, è stato diramato un comunicato che annunciava la nascita della “Coalizione del movimento delle donne iraniane per esporre le richieste delle donne alle elezioni presidenziali”. Il comunicato spiega sia le motivazioni della loro presenza nelle elezioni, sia le loro precise richieste da esporre al futuro Presidente della Repubblica. Inoltre, nel comunicato vengono precisate le azioni e le attività che saranno svolte dalle donne durante la campagna elettorale. SOSTENIAMOLE IN QUESTA BATTAGLIA IMPARI.
Leggi il comunicato stampa
http://www.secondoprotocollo.org/index.php?option=com_content&task=view&id=1810&
Contact Info
Email:
Website:
http://www.secondoprotocollo.org/

domenica 10 maggio 2009

Impedito l'espatrio a Narges Mohammadi, attivista per la difesa dei diritti umani in Iran e stretta collaboratrice dell'avvocatessa Shirin Ebadi


http://www.lastampa.it/_web/_servizi/agr/newsagr.asp?id=BA7F9A45-9989-4378-A540-CD2ADAAC7F8F
È stato Ritirato il passaporto a collaboratrice del Nobel per la Pace Ebadi

Impedito l'espatrio a Narges Mohammadi, attivista per la difesa dei diritti umani in Iran e stretta collaboratrice dell'avvocatessa Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace. La donna era in partenza per il Guatemala per partecipare a una conferenza internazionale di donne Premi Nobel in programma da oggi al 12 maggio. Venerdi' scorso, mentre la donna stava per imbarcarsi all'aeroporto di Teheran, sarebbe stata bloccata da alcuni agenti che le avrebbero ritirato il passaporto. ''Non c'e' nessuna inchiesta aperta nei miei confronti e non ho nessuna condanna, e quindi lasciare il Paese era mio diritto'', ha denunciato Mohammadi. (Agr)

La notizia in altri siti

http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Esteri/Iran-ritirato-passaporto-collaboratrice-Nobel-Pace-Ebadi/10-05-2009/1-A_000021020.shtml

http://www.instablog.org/ultime/46965.html

نرگس محمدی و ثریا عزیزپناه ممنوع الخروج شدند
18 اردیبهشت 1388
http://www.feministschool.org/spip.php?article2508

کانون مدافعان حقوق بشر: نرگس محمدی، رییس هیأت اجرایی شورای ملی صلح و ثریا عزیز پناه عضو شورای ملی صلح که قصد داشتند صبح روز جمعه 18 اردیبشت ماه 1388 برای انجام سخنرانی در نشست جهانی زنان به گواتمالا سفرکنند، در فرودگاه بین المللی امام خمینی تهران، ممنوع الخروج شدند.

به گزارش سایت کانون مدافعان حقوق بشر، ممانعت از سفر محمدی و عزیزپناه به گواتمالا در حالی صورت گرفته است که قرار بود این دو فعال مدنی در نشست جهانی زنان که برگزار کنندگان آن برندگان جایزه صلح نوبل هستند، سخنرانی کنند. این نشست با موضوع «نقش زنان در دموکراسی در جهان» و با حضور زنان بیش از 30 کشور جهان از دهم تا دوازدهم «می» برگزار می شود. محور سخنرانی نرگس محمدی، «نقش زنان در دموکراسی در ایران» و محور سخنرانی ثریا عزیزپناه، «نقش زنان در دموکراسی در منطقه خاورمیانه» بود.

جلوگیری از سفر نرگس محمدی و ثریا عزیزپناه به گواتمالا در حالی صورت گرفته است که مهر خروج بر روی پاسپورت آنان زده شده و محمدی و عزیزپناه آماده سوار شدن به هواپیما بودند.

پیش از این نیز از سفر برخی فعالان سیاسی، فرهنگی و اجتماعی که برای شرکت در نشست های مختلف علمی و فرهنگی قصد عزیمت به کشور دیگری را داشتند، ممانعت به عمل آمده بود.

محمدی نائب رییس کانون مدافعان حقوق بشر و از جمله فعالان مدنی است که در حوزه های حقوق زنان و مطبوعات نیز فعال بوده است. بر همین اساس کمیته علمی بنیاد الکساندر لانگر جایزه بین المللی سال 2009 خود را به نرگس محمدی اهدا کرد. بنیاد الکساندر لانگر که یک سازمان غیردولتی است و در سال 1999 تاسیس شده به مسائل اجتماعی و صلح توجه دارد و مرکز آن در شهر بلزانو(ایتالیا) است. مراسم اهدای این جایزه در ماه جولای و در حین فستیوال اروپا مدیترانه خواهد بود. عزیزپناه نیز مدیر عامل «کانون مشارکت در پاکسازی مین» است که به مشکلات مردم پنج استان مرزی ایران می پردازد که در دوران جنگ ایران و عراق آلوده به مین شده اند. او همچنین مدیرمسئول نشریه کردی- فارسی راسان است.

پاسپورت محمدی و عزیزپناه پس از آنکه ممنوع الخروج شدند، توسط مأمور مسئول ضبط شد و آنان باید به دادگاه انقلاب مراجعه کنند.

lunedì 4 maggio 2009

http://www.iranhumanrights.org/2009/04/whrdreport/#sec3 16th April 2009 Report on the Status of Women Human Rights Defenders — April 2009 Tags: alieh eghdamdoust, Defenders of Human Rights Center, Delaram Ali, Jinous Sobhani, One Million Signatures, one million signatures campaign, Shirin ebadi, women human rights defenders, Women iran, Women's Rights ——————————– Introduction I. Women’s Rights Defender’s Jail Sentence Begins–A New Chapter in the Persecution of Women’s Rights Activists II. Women’s Human Rights Defender and 2003 Nobel Peace Laureate Shirin Ebadi Targeted III. Pressure on the Activists of the One Million Signatures Campaign Continues Unabated IV. Freedom of Assembly Curtailed V. Stringent Control of Women Human Rights Defenders by the Courts and Intelligence Ministry References ——————————– Introduction As the Islamic Republic of Iran celebrates its thirtieth anniversary, human rights abuses are on the rise. Women’s rights activists advocating for legal reforms and the protection of women’s rights have been increasingly targeted. Since our last report,1 the most prominent human rights defender, Shirin Ebadi, has come under fire; a prison sentence of a woman’s rights activist has been implemented for the first time in the history of the Islamic Republic of Iran; and other women’s rights activists have been targeted, harassed, arrested, summoned, tried and barred from travel. The following report covers the pressures on women human rights defenders since June 2008. ——————————– I. Women’s Rights Defender’s Jail Sentence Begins–A New Chapter in the Persecution of Women’s Rights Activists Alieh Eghdamdoust,2 57, is the first women’s rights activist in Iran to have her prison sentence implemented. Her sentencing was based solely on her activities promoting women’s rights. On 12 June 2006, Eghdamdoust was arrested along with 70 others during a peaceful protest in Hafte Tir Square in Tehran in support of women’s rights. She spent approximately a week in prison. Subsequently, she was charged with security violations, including acting against national security through participation in an illegal protest and disruption of public order.3 In her first trial, Eghdamdoust was sentenced by the 15th security branch of the Revolutionary Courts to a three-years and four months mandatory prison sentence and 20 lashes. The appeals courts upheld three years of the mandatory prison sentence, reducing her original sentence by four months and 20 lashes. On 1 February 2009, Eghdamdoust was transferred under guard supervision to the Office of Implementation of Sentences at the Revolutionary Courts, where she began serving her three-year sentence.4 According to her lawyer, Nasim Ghanavi, Alieh’s participation in the peaceful protest in Hafte Tir Square was legal, based on the constitution, which allows for public protests. Additionally, Ghanavi points to the fact that Alieh was a political prisoner in the 1980s and that the court considered this background when issuing a sentence against her. According to Ghanavi the only option left for Eghdamdoust is to request a Judicial Review, allowable under the 18th Amendment of the Law Regulating Public and Revolutionary Courts.5 Likewise, other women’s rights activists have been acquitted on similar charges,7 The sentences of some of the others in this case have been appealed and rulings have been issued by the appeals court, while others are still awaiting the outcome of their appeals ruling. Bahareh Hedayat,8 a student and women’s rights activist, was initially sentenced to a two year suspended prison sentence (a probationary sentence that can be changed to a prison term at any time) for the period of five years,9 which was upheld by the appeals court. Masoumeh Zia was initially sentenced by the 28th branch of the Revolutionary Courts to a one-year mandatory prison sentence and a three million Rials (approximately $300) fine by the 1060 Branch of the Tehran Public Court in lieu of lashings and imprisonment.10 The appeals court reduced the initial prison sentence to a one year suspended prison sentence for the period of three years and reduced the fine to two Million Rials (approximately $200). During the course of the three years Zia is expected to introduce herself to the local police station every four months.11 Bahman Ahmadi Amouie, a journalist present at the scene of the protest, was initially sentenced to a six months suspended sentence in court, which was upheld by the appeals court.12 Azadeh Forghani, as reported in our previous report on women’s rights activists,13 had been issued a suspended sentence of two years that was reduced to a two Million Rial fine (approximately $200) in appeals. The status of the appeals rulings or appeals hearings of the others charged in this case is still unclear. The discrepancies and differences in the manner in which the cases of Ali and Eghdamdoust have been treated by the courts is of great concern, and at a minimum signifies that the courts do not follow a similar process in reviewing and assessing similar cases before them. Additionally, the lawyers representing Eghdamdoust have pointed out that they had never been officially served with papers regarding the final ruling in Eghdamdoust’s case, preventing them from filing a petition with the courts requesting a Judicial Review.14 Back to top ——————————– II. Women’s Human Rights Defender and 2003 Nobel Peace Laureate Shirin Ebadi Targeted Over the past year, Shirin Ebadi has been targeted by the conservative press and slandered. In December, this harassment took on a different and more violent form, targeting both Shirin Ebadi and the NGO she runs, the Defenders of Human Rights Center (DHRC), and resulted in the Center’s closure. Both Ebadi and the lawyers working for the DHRC represent, on a pro-bono basis, individuals accused of political crimes. Many of the women’s rights activists charged with security crimes have been represented by Ebadi and the team of lawyers working with the DHRC. The pressures placed on Ebadi and the DHRC are a sign of the worsening human rights situation in Iran. If Ebadi, given her international notoriety and position, is not immune from this type of pressure, then other women human rights defenders (WHRDs) are at increasing risk for harassment and crackdowns. The pressures on Ebadi may also be a signal to other human rights defenders as presidential elections near, pressing them into silencing their voices of dissent and criticism. Closure of the Defenders of Human Rights Center: On Sunday, 21 December 2008, plain clothes and uniformed police and security officials raided the offices of the Defenders of Human Rights Center, a human rights organization headed by Nobel Peace Prize winner Shirin Ebadi, preventing a celebration of the 60th anniversary of the Universal Declaration of Human Rights by the Center and sealing their offices. According to reports from those present at the scene, the raid on the office included both physical and verbal violence.15 The Center is the main human rights organization in Iran, providing pro-bono services to those accused of political crimes, providing support to families of imprisoned political activists and providing regular reports on the situation of human rights in Iran.16 The closure of the DHRC signals a shift in the approach of security forces and attests to the lack of tolerance on their part, not only for dissent by political and social activists, but also for any defense, even legal defense in court, provided to these individuals. Raid on the private office of Shirin Ebadi: On 29 December 2008, the private law offices of Shirin Ebadi were raided by officials who identified themselves as tax officials. The computers in the office were seized. Especially worrisome was the confiscation by the officials of private client files containing information on clients accused of political crimes.17 Mob attack on the home of Shirin Ebadi: On 1 January 2009, a mob of approximately 150 people demonstrated in front of Shirin Ebadi’s home chanting slogans such as: “Israel commits crimes and Ebadi provides support.” The outside façade of Ebadi’s home was vandalized and slogans were written on the building walls. The plaque for Ebadi’s law office was torn from the outside wall and stomped.18 Despite the fact that police were present at the scene, they took no steps to stop the mob from committing these acts or to disperse the protesters.19 Arrest of Jinous Sobhani, Secretary of the DHRC: On 14 January 2009, Jinous Sobhani, who served as a secretary for the DHRC and the Center for Mine Victims, an NGO also headed by Shirin Ebadi and housed in the offices of the DHRC, was arrested. Prior to her arrest, security agents showed up at her home at 6:00 am and searched the premises, seizing her personal belongings.20 No reason was provided for the arrest of Sobhani, who is member of the Baha’i Faith. Baha’is have come under increasing attack in recent months, with a number of them being arrested. Ebadi has taken up the legal representation of a number of Baha’is, for which she has been targeted for harassment by the conservative press. On 11 March 2009, Jinous Sobhani was released on approximately $70,000 (7 billion Rial) bail pending the setting of her court date. Back to top ——————————– III. Pressure on the Activists of the One Million Signatures Campaign Continues Unabated The One Million Signatures Campaign is a grassroots initiative working to raise public awareness about the impact of discriminatory laws on society and collecting signatures in support of a petition addressed to the Iranian Parliament asking for the reform of these laws. Since its inception in August 2006, and despite its peaceful and civil nature, the members of the Campaign have come under fire and have been summoned to court, summoned for interrogation, detained, sentenced to prison, had their meetings broken up by police, their homes searched and property seized and some have been banned from travel. This report highlights the pressures on Campaign activists since May 2008, the date of our last report on women human rights defenders.21 1. Arrest of Campaign Members Nafiseh Azad, Bigard Ebrahimi and Shahin Ebrahimi: On 30 January 2009, three members of the Campaign were arrested in the Tochal Mountains north of Tehran, while collecting signatures in support of the Campaign petition asking for the reform of laws that discriminate against women. Bigard Ebrahimi and Shahin Ebrahimi were released on a third party guarantee of 200 Million Rials (roughly $20,000)22 within a day. However, a temporary arrest order was issued for Nafiseh Azad, who was detained in Vozara Detention Center for six days and released on 4 February 2009. During the time of her detention, security police came to the home of Nafiseh Azad, which she shares with two roommates, Elnaz Ansari and Aida Saadat, also members of the Campaign, in order to search the premises and seize property. The search of the home turned violent, and police beat both Elnaz Ansari and Nafiseh Azad’s husband, who had accompanied police to the home of his wife in Tehran where she lives and attends university. Azad’s husband, Vahid Maleki, was handcuffed during the search of his wife’s home and during the scuffle. Azad was released on 500 million Rial Bail (roughly $50,000) in the form of a third party guarantee. During these six days she was detained at Vozara Detention Center, which is intended as a temporary detention center and has poor sanitary conditions.23 Azad was charged with actions against national security through the spreading of propaganda against the state.24 Esha Momeni: Esha Momeni, a graduate student at California State University Northridge and a member of the One Million Signatures Campaign in California, was arrested on 15 October 2008 while on a visit to Iran. During this time, Esha had conducted video interviews with several members of the Campaign as part of her graduate school thesis. After her arrest, Esha was transferred to Evin Prison Section 209, which is managed by the Intelligence Ministry. She was released on 10 November 2009.25 According to Hassan Hadad, the Prosecutor General of the Revolutionary Courts, Esha Momeni faces charges of “spreading propaganda against the state.”26 Esha was released on 2,000 million Rial bail, in the form of a property deed, put up by her family. Despite claims by the Judiciary spokesman, Mr. Jamshidi, Esha has been banned from travel and cannot return to the United States to continue her studies.27 The arrest of Esha constitutes not only the continuation of pressure on women’s rights activists, especially members of the One Million Signatures Campaign, but is also part of a systematic campaign of intimidation and a crackdown against dual nationals. Iranian-Americans in particular are seen as facilitators of connections and contacts between activists on the ground and the West. The pressures on dual nationals intensified with the arrest of several prominent Iranian Americans, including Haleh Esfandiari and Kian Tajbakhsh, in April 2007. 2. Pressure on Ethnic Minority Women’s Rights Activists Hana Abdi, who was arrested on 6 November 2007, was released from prison on 26 February 2009. Abdi was arrested in the city of Sanandaj in Kurdistan Province, and initially sentenced to serve five years in prison in exile in a border town in West Azerbaijan Province. On appeal, the sentence of Abdi was reduced to 18 months. Abdi was released after serving the duration of her sentence.28 Sentences to be served in exile have been implemented in the case of minority rights activists and women minority rights activists including Hana Abdi and Zeinab Bayazidi. These sentences are intended to inflict greater hardship on these activists and their families, while weakening the support they may receive from their local communities. During the time of her imprisonment, Hana Abdi spent several months in solitary confinement and was transferred to several different prisons, as some did not have facilities for political prisoners. In the end, Abdi was transferred to a prison in Meshkin Shahr.29 While Abdi has served her sentence in this case, she has another case pending against her in relation to a hunger strike while in prison. Fatemeh Goftari, another female Kurdish rights activist was sentenced to a year in prison in relation to a similar charge.30 Zeinab Bayazidi, a women’s rights activist, member of the Kurdistan Human Rights Organization and of the One Million Signatures Campaign, was arrested on 9 July 2008 in the City of Mahabad, Kurdistan Province, after being summoned to the local office of the Intelligence Ministry. In a closed-door trial, without access to a defense lawyer, Bayazidi was charged with “acting against national security,” “supporting a Kurdish political organization,” “spreading of propaganda against the state,” “conducting interviews with foreign media,” and “membership in an illegal organization.” Bayazidi was sentenced to serve four years in prison in exile in the city of Zanjan. Her appeals process, which took only two days to complete, was unusually speedy and suffered from legal irregularities. Bayazidi is currently serving her prison term in Zanjan, although her lawyer has requested a Judicial Review in her case in accordance with the 18th Amendment of the Law Regulating Public and Revolutionary Courts.31 Bayazidi was served with court documents indicating that her suspended prison sentence of six months for the period of four of years in an unrelated case had been changed to a mandatory sentence,32 increasing her total time in prison to four years and six months.33 Ronak Safazadeh, a women’s rights activist, member of Azar Mehr NGO and a member of the One Million Signatures Campaign, was arrested on 10 October 2007, and remains in prison in the city of Sanandaj in Kurdistan Province. No sentence has been issued in the main case pending against Safazadeh.34 An initial court hearing was held in the case against her in March 2008, but no sentence was issued. A second hearing is reportedly scheduled for Saturday 28 February 2009.35 Safazadeh was, however, tried in a secondary case for illegally crossing the border and for having in her possession illegal satellite equipment. She was sentenced to 9 months imprisonment in this case.36 3. Search of Homes Security officials have repeatedly gone to the homes of members of the Campaign to break up their meetings. These women’s rights activists have been repeatedly told by security officials to refrain from holding meetings in their homes. Because Campaign activists have been systematically denied public space in the form of conference halls and office space to convene their meetings, they are forced to hold meetings in their homes. Additionally, several members of the Campaign have had their homes searched and property seized in the past few months. Sussan Tahmasebi: On 26 October 2008, five security officials entered the home of Campaign member Sussan Tahmasebi and proceeded to search her property and confiscate personal belongings, including handwritten notes, papers and her laptop computer. The agents entered Tahmasebi’s home after presenting a court order. Tahmasebi was also served with papers to appear in court for interrogation. She was interrogated on several occasions, the first of which lasted over five hours. The search of Tahmasebi’s home occurred after she was stopped at the airport and prevented from traveling.37 Parastoo Alahyaari: The home of Parastoo Alahyaari, a member of the Campaign, was searched on Saturday 18 October 2008, and her laptop, CDs, books, picture albums and Campaign materials in her possession were seized. Two security officers from the Gisha Police station went to the home of Alahyaari, a member of the Volunteer Committee of the Campaign in Tehran, to search her home and seize property while asking about her whereabouts, as she was at her office at the time. Upon receiving a phone call from her mother, Alahyaari returned home, where she was presented with a summons to appear in court immediately. The security officials escorted Alahyaari to the Revolutionary Courts, where she was interrogated by Mr. Sobhani, the investigative judge in charge of her case. Because Parastoo had a business trip planned for that same day, she was released. On Friday 17 October 2008, Alahyaari, along with other members of the Volunteers Committee, was in Laleh Park, when the group was approached by police and security officials who asked them to disperse. Prior to allowing these women’s rights activists to leave the Park, the police asked Alahyaari and another member of the Volunteers Committee to submit identification cards. 4. Travel Bans Several women’s rights activists, especially those involved in the One Million Signatures Campaign have been targeted by officials and prevented from travel abroad. This is apparently part of a larger effort to isolate Iranian human rights defenders from the international community. Nasrin Sotoodeh: On 10 December 2008, Nasrin Sotoodeh, lawyer and women’s rights activist, was banned from travel and her passport confiscated as she was leaving the country to participate in an award ceremony in her honor scheduled to take place on 12 December in Merano, Italy.38 Sotoodeh was selected as the recipient of the International Human Rights Prize, awarded by the organization Human Rights International. Sotoodehwas able to pass through the passport control check point, indicating that she did not have a travel ban. After going through passport control at Imam Khomeini International Airport, her name was announced over the airport PA system. Officials identifying themselves as agents of the Office of the President informed Sotoodeh that she had a travel ban and prevented her from travel. Sotoodeh was provided with a receipt and a summons for appearing in court to follow-up her travel ban. Sussan Tahmasebi: On 26 October 2008, Sussan Tahmasebi, a member of the One Million Signatures Campaign, was stopped at the airport and prevented from traveling. The manner in which she was detained at the airport was similar to that of Nasrin Sotoodeh, indicating that she also did not have a travel ban prior to being stopped at Imam Khomeini International Airport. After she was stopped at the airport, five agents went to her home to search the premises and seize property. Tahmasebi had been prevented from travel on three other occasions over the past two and half years. Her travel ban was lifted in February 2009. Other women’s rights activists have also been targeted in a similar manner, including Parvin Ardalan, who was stopped in March 2008 on her way to Sweden where she was to receive a human rights prize, as well as Mansoureh Shojaie and Talat Taghinia. Since then, several human rights activists have filed a complaint against the authorities with respect to these travel bans.39 5. Court Hearings Parvin Ardalan, Maryam Hosseinkhah, Nahid Keshavarz, Jelve Javaheri: On 3 September 2008, four members of the One Million Signatures Campaign received mandatory prison sentences of six months. Parvin Ardalan, Maryam Hosseinkhah, Nahid Keshavarz and Jelve Javaheri were charged with security violations in relation to their activities on the sites of Change for Equality, the official site of the Campaign, and Zanestan, the webzine of the Women’s Cultural Center. The six-month mandatory sentence was issued by the 13th branch of the Revolutionary Courts and based on Article 500 of the Islamic Penal Code. In relation to this same case, Maryam Hosseinkhah was arrested in November 2007, and served 45 days in prison and Jelve Javaheri was arrested in December and served 30 days in relation to this case. These women’s rights activists, represented by Shirin Ebadi and Nasrin Sotoodeh, appealed the ruling, and a public appeals hearing was held on 27 January 2009. The appeals court has not issued its ruling as of this date. It should be noted that authorities systematically censor women’s rights activists. The charges brought against these activists are in line with the strategy to censor and silence the voices of those working to promote women’s rights and to defend women human rights defenders who are persecuted. Along these lines, several women’s websites have been filtered repeatedly, with the sites related to the One Million Signatures Campaign bearing the brunt of this censorship effort. For example, the site of the Campaign, Change for Equality, has been filtered 19 times40 and the site of the Feminist School has been filtered 8 times. On 25 November 2008, in a mass censorship effort, 27 websites and weblogs based both inside and outside Iran reporting on women’s issues were filtered by authorities, including the site of Change for Equality, the sites of the Campaign in Hamedan, Azarbaijan, Zahedan, Shiraz, Mashad, Zabol, Amol, Ilam, Kermanshah, Rasht, Arak, and Karaj, California, Kuwait, Germany, Cyprus, Sweden, the Feminist School, the site of the Women’s Solidarity Network, the weblog of the men’s committee of the Campaign, the weblog of the working group on equal inheritance, the photoblog of the Campaign, and weblogs addressing women’s issues, such as Parandeh Kharzar, Zananeha, Havva, and Free Keyboard were blocked through this mass effort at censorship.41 Also, the sites of Focus on Iranian Women and Women’s Field have been filtered on several occasions in the past. Back to top ——————————– IV. Freedom of Assembly Curtailed Nine Women’s Rights Activists Arrested on Day of Solidarity of Iranian Women: On 12 June 2008, nine women’s rights activists who had intended to convene a seminar in honor of the anniversary of the national day of solidarity of Iranian women (22nd of Khordaad, June 12), were arrested after security officials and police prevented the seminar from taking place. These women’s rights activists include: Nahid Mirhaj, Aida Saadat, Nafiseh Azad, Nasrin Sotoodeh, Jelve Javaheri, Jila Baniyagoub, Sarah Loghmani, Farideh Ghaeb and Alieh Motalebzadeh. The women were transferred to Vozara Detention Center and were processed and released within a few hours after their arrest.42 Since then all of these women’s rights activists have been charged by the Revolutionary Courts with disrupting public order and freed on bails ranging from personal guarantees to third party guarantees in the amount of 500,000 Rials (roughly $50,000). According to a statement issued by the coordinating committee of the seminar, “Officials have systematically denied women’s rights activists permits to hold peaceful public demonstrations and protests. Even small protests by women’s rights activists have been violently attacked by security forces and police. Additionally, women’s rights activists have been systematically denied the right to convene meetings and seminars. Meetings in their private homes too have been broken up. It is unfortunate that security forces fear the convening of simple meetings with limited participants of about 100-150 people to such a degree.”43 Twelve Women’s Rights Activists detained for Assembling: On 26 March 2009, twelve women’s rights activists were detained on Sohrevardi Avenue in Tehran while meeting to visit families of imprisoned social and political activists. Those arrested were: Delaram Ali, Khadijeh Moghadam, Leila Nazari, Farkhondeh Ehtesabian, Mahboubeh Karami, Bahara Behravan, Ali Abdi, Amir Rashidi, Mohammad Shoorab, Arash Nasiri Eghbali, Soraya Yousefi and Shahla Forouzanfar. The group was taken to Niloofar Police Station whereupon some were transferred to Galoobandak Police Station. All were later transferred to Evin Prison.The activists were charged with “disruption of public opinion” and “disruption of public order.” Bail for each member of the group was 50 million tomans (approximately $50,000). The bail orders required a third party guarantee from a government employee making it more difficult to pay. Ten of detainees were releasedon 29 March 2009. Mahboubeh Karami was released on bail on 7 April 2009 and Khadijeh Moghadam was released on bail on 8 April.All of the detainees are subject to further prosecution based on charges of “disruption of public opinion” and “disruption of public order.” Back to top ——————————– V. Stringent Control of Women Human Rights Defenders by the Courts and Intelligence Ministry The prosecution of women human rights defenders by the courts often results in stringent restrictions. In the cases of many activists, requirements of their sentences make it difficult to freely move around. The Change for Equality website reported on the case of a women human rights defender, Zeinab Peyghambarzadeh, on 3 November 2008: “the 21st Branch of the appeals court has upheld the sentence issued in the case of Zeinab Peyghambarzadeh who was arrested in front of the Revolutionary Courts on 4 March 2007 during a peaceful protest in support of women’s rights activists on trial, during which 32 other women’s rights activists were also arrested. The appeals sentence has issued a sentence of one year suspended sentence for the period of three years in the case of Zeinab. During these three years, Zeynab is required to report to the office of Intelligence Ministry every 4 months. If Zeinab is found guilty of another crime during these three years, her prison sentence of one year will be implemented.”44 What is unusual and of concern in this case is the severe level of control the courts have imposed in requiring Peyghambarzadeh to report to the intelligence ministry every four months for a period of three years while her suspension is in effect. Prior to this ruling, the courts had required similar reporting of Amir Yaghoubali, a member of the One Million Signatures Campaign who was arrested while collecting signatures in support of the Campaign’s petition. The appeals court ruling sentenced Yaghoubali to a one year suspended sentence for the period of four years. He was required to report to the local office of the Intelligence Ministry every 4 months.45 Another activist, Masoumeh Zia, was sentenced to a one year suspended prison sentence for the period of 3 years and was required to report to the office of the local police every 4 months.46 Peyghambarzadeh’s sentence has been upheld in this manner, despite the fact that of the 32 other women charged in this case, at least 12 have been acquitted.47 Five other women’s rights activists received sentences in relation to the protest in front of the Judiciary on 4 March 2007, including Nahid Jafari, Parvin Ardalan, Rezvan Moghaddam, Minou Mortazi and Nasrin Afzali. The courts acquitted Nahid Jafari48 in an appeals hearing, while upholding the 6 month suspended sentence and 10 suspended lashings issued in the case of Rezvan Moghaddam,49 Minou Mortazi50 and Nasrin Afzali.51 In the case of Parvin Ardalan, the appeals court issued court issued a suspended sentence of 1 year, with the suspension being in effect for the period of three years.52 The strict reporting requirements of women human rights defenders constitute severe control of those accused of human rights activities and work to curtail their freedom of movement. Moroever, they inflict fear designed to render them inactive in the field of women’s rights. Back to top ———————————————————————————————————– REFERENCES 1 Equal Rights Denied—The Systematic Repression of the Women’s Rights Movement In Iran, International Campaign for Human Rights in Iran, http://www.iranhumanrights.org/2009/01/repression-women, 5 May 2008 2 Alieh Eghdam Doust to Serve Three Year Prison Term, Change for Equality; http://www.campaignforequality.info/english/spip.php?article455, 1 February 2009 3 Hope for Judicial Review: Interview with the Lawyer of Alieh Eghdamdoust, Roozonline; http://www.roozonline.com/archives/2009/02/post_11643.php, 18 February 2009 4 Alieh Eghdamdoust One of the Protesters at the June 12, 2006 Protest, Transferred Under Guard to Office of Implementation of Sentences and then To Evin Prison, the Feminist School; http://www.femschool.info/spip.php?article2056, 1 February 2009 5 Alieh Eghdamdoust to Serve Three Year Prison Term, Change for Equality; http://www.campaignforequality.info/english/spip.php?article455, 1 February 2009 6 Ibid. 7 Delaram Ali Sentenced to Prison; Stay on Implementation of Sentence Issued by Head of Tehran District Court, Change for Equality; http://www.campaignforequality.info/english/spip.php?article396, 25 November 2008 8 The Two Year Suspended Sentence of Bahareh Hedayat, Member of the Central Council of Office to Foster Unity, Upheld, Advar News, as quoted in Balatarin; https://balatarin.com/permlink/2007/10/9/1148359, 9 October 2008 9 A timeframe is usually attached to suspended sentences. In this case the timeframe is 5 years. This means that if the person receiving the sentence is found guilty of another crime during the period of 2 years the sentence will be implemented. Because human rights activists are usually charged in relation to their activism, these suspended sentences work to deter activism on the part of human rights activists, because they inflict fear of retribution and possible prison. 10 Masoumeh Zia Sentenced to One Year Suspended Imprisonment for Her Participation in the June 12th Protest, Focus on Iranian Women; http://www.irwomen.info/spip.php?article6429, 7 November 2008 11 Ibid. 12 Six Months Suspended Sentence for Bahman Ahmadi Amouie, Journalist, Upheld, Gooya News as reported in Focus on Iranian Women; http://www.irwomen.org/spip.php?article5348, 2 March 2008 13 Equal Rights Denied—The Systematic Repression of the Women’s Rights Movement In Iran, International Campaign for Human Rights in Iran, http://www.iranhumanrights.org/2009/01/repression-women, 5 May 2008 14 The Imprisonment of Women’s Rights Activists is not the same as Imprisonment of the Women’s Movement, Focus on Iranian Women; http://www.irwomen.info/spip.php?article7019, 2 March 2009 15 The Defenders of Human Rights Center Raided and Closed, Change for Equality, http://www.campaignforequality.info/english/spip.php?article432, 21 December 2008 16 Statement No. 1 by DHRC Public Relations Office: The Office of the DHRC Raided and Shut, Campaign in Support of Defenders of the Human Rights Center in Iran, http://support-dhrc.com/spip.php?article1 17 Raid of the Private Law Offices of Shirin Ebadi, Campaign in Support of the Defenders of Human Rights Center in Iran, http://support-dhrc.com/spip.php?article20, 29 December 2008 18 Attack on the Home of Shirin Ebadi, Campaign in Support of the Defenders of Human Rights Center in Iran, http://support-dhrc.com/spip.php?article18, 1 January 2009 19 Attack on the Protest in Support of Gaza, RoozOnline, http://www.roozonline.com/archives/2009/01/post_10987.php, 12 January 2009 20 Jinous Sobhani the Former Secretary of the Defenders of Human Rights Center Arrested, Public Relations Office of the DHRC, Campaign in Support of the Defenders of Human Rights Center; http://support-dhrc.com/spip.php?article57, 14 January 2009 21 Equal Rights Denied—The Systematic Repression of the Women’s Rights Movement In Iran, International Campaign for Human Rights in Iran, http://www.iranhumanrights.org/2009/01/repression-women, 5 May 2008 22 Interview with women’s rights activists working with the Campaign. 23 Opportunity to Live with Women who are Invisible: Interview of Elnaz Ansari with Nafiseh Azad, Change for Equality, http://www.campaignforequality.info/spip.php?article3641, 15 February 2009 24 Nafiseh Azad Member of One Million Signatures Campaign Released, Change for Equality, http://www.campaignforequality.info/spip.php?article3594, 4 February 2009 25 Esha Momeni Released on Bail, For Esha Blog, http://for-esha.blogspot.com, 10 November 2008 26 ibid. 27 Esha Momeni Banned from Leaving the Country, For Esha Blog, http://for-esha.blogspot.com, 13 January 2009 28 Hana Abdi Released from Prison, The Feminist School, http://www.feministschool.com/spip.php?article2179, 26 February 2009 29 Mohammad Sharif following a Visit with his Client, Hana Abdi: After a Year and Half Imprisonment and Continuous Transfers You Can Guess How Hana is Doing, Change for Equality, http://www.4equality.info/spip.php?article3707, 27 February 2009 30 Ibid. 31 Acquit Zeinab Bayazidi: The Statement of 2000 Social Activists, Roozonline, http://www.roozonline.com/archives/2009/01/post_11003.php, 13 January 2009 32 Change of Suspended Prison Sentence to Mandatory Prison Sentence for Zeinab Bayazidi, April 4, 2009, Human Rights Organization of Kurdistan, http://insannorg.accounts.combell.net/article.aspx?fld=Scout&id=124 33 According to the Human Rights Organization of Kurdistan news report on this case, Bayazidi in an unrelated case had been found guilty of the charges of publishing lies and spreading of propaganda against the state, to which she was sentenced to a suspended sentence of six months for four years, meaning that if during these four years she is found guilty of another crime, her suspended sentence would change to a mandatory sentence. 34 Hana Abdi Released from Prison, The Feminist School, http://www.feministschool.com/spip.php?article2179, 26 February 2009 35 Ibid. 36 Updates on Prison Sentences, Detention and Imprisonment of Women’s Rights Activists, Change for Equality, http://www.campaignforequality.info/english/spip.php?article370, 12 October 2008 37 Sussan Tahmasebi: I Was Not Officially Banned From Travel, Radio Zamaaneh, http://zamaaneh.com/special/2008/10/post_671.html, 26 October 2008 38 Nasrin Sotoodeh Banned from Travel, The Feminist School, http://femschool.info/spip.php?article1811, 10 December 2008 39 No Legal Procedures are Adhered to with Respect to those Banned from Travel, The Feminist School, http://www.femschool.info/spip.php?article2189, 28 February 2009 40 Site of Campaign Blocked for 19th Time, Change for Equality, http://www.campaignforequality.info/english/spip.php?article439, 9 January 2009 41 Defense of Women’s Rights Not allowed, Change for Equality, http://www.campaignforequality.info/english/spip.php?article399, 25 November 2008 42 Charges Brought Against Four Women’s Rights Activists Two Months After their Arrest, UK Iranians, http://www.iranianuk.com/article.php?id=31070, 23 August 2009 43 Statement issued by the Coordinating Committee of the Seminar of Women’s Day of Solidarity, distributed via email. Also see: http://www.campaignforequality.info/english/spip.php?article291 44 Zeinab Peyghambarzadeh Found Guilty in Appeals Court, Change for Equality http://www.campaignforequality.info/english/spip.php?article386, 3 November 2008 45 Appeals Court Ruling in Case of Amir Yaghoub-Ali Constitutes Severe Control of the Accused, Change for Equality, http://www.campaignforequality.info/english/spip.php?article338, 1 September 2008 46 Masoumeh Zia Sentenced to One Year Suspended Imprisonment for Her Participation in the June 12th Protest, Focus on Iranian Women, http://www.irwomen.info/spip.php?article6429, 7 November 2008 47 Equal Rights Denied—The Systematic Repression of the Women’s Rights Movement In Iran, International Campaign for Human Rights in Iran, http://www.iranhumanrights.org/2009/01/repression-women, 5 May 2008 48 Interview with a human rights defender based in Iran, who wishes to remain anonymous. 49 Rezvan Moghaddam’s Sentence Upheld in Appeals Court, Change for Equality, http://www.campaignforequality.info/english/spip.php?article389, November 2008 50 Sentence of prison and Lashings for Minou Mortazi and Masoumeh Zia Upheld, Women’s Field, http://www.meydaan.net/news.aspx?nid=2416, 15 September 2008 51 Interview with a human rights defender based in Iran, who wishes to remain anonymous 52 Interview with human rights defender.

domenica 3 maggio 2009

Il Comunicato operativo della“Coalizione del movimento delle donne iraniane” per le richieste da rivolgere ai candidati alle elezioni presidenziali


http://www.femschool.info/english/spip.php?article286

L’Associazione delle donne, i membri e gli attivisti del movimento delle donne iraniane sono entrati nella campagna elettorale in Iran, non per appoggiare un candidato specifico ma per esporre le proprie richieste.
Sabato scorso il 26 Aprile a Teheran, in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Shirin Ebadi, Simin Behbahani, Azam Taleghani, Elahe Kulaii, Shahla Lahiji, Farzaneh Taheri e Shahla Ezazi, è stato diramato un comunicato che annunciava la nascita della “Coalizione del movimento delle donne iraniane per esporre le richieste delle donne alle elezioni presidenziali”. Il comunicato spiega sia le motivazioni della loro presenza nelle elezioni, sia le loro precise richieste da esporre al futuro Presidente della Repubblica. Inoltre, nel comunicato vengono precisate le azioni e le attività che saranno svolte dalle donne durante la campagna elettorale.

Il testo integrale del comunicato:


Perchè formare una coalizione durante le presidenziali?


Noi che rappresentiamo una parte del movimento delle donne iraniane, in qualità di attivisti nelle diverse aree della società civile quali le corporazioni, la stampa, le istituzioni non governative, i partiti politici e in qualità di fautori di numerose battaglie civili, nel corso degli anni precedenti abbiamo percorso diverse strade per realizzare le richieste delle donne e ogni volta che ce n'è stata l'esigenza (ogni volta che le circostanze lo hanno richiesto) abbiamo proceduto di pari passo (all'unisono) per la realizzazione di queste richieste.
Ebbene oggi abbiamo deciso di dare vita a una nuova coalizione, con l'intenzione di presentare una parte delle richieste avanzate da noi e dalle donne del nostro Paese, approfittando del periodo elettorale.
Questa coalizione ha esclusivamente come obiettivo l'esposizione delle richieste delle donne e non si propone di appoggiare un candidato in particolare o di interferire nel diritto dei concittadini di partecipare o meno alle elezioni, bensì si propone le seguenti azioni di carattere collettivo:


- vogliamo accompagnare il binomio “governo – maschilismo”, che normalmente trionfa nel periodo elettorale, sulla strada pacifica della realizzazione dei bisogni della società civile e in particolar modo delle richieste delle donne rimaste inascoltate;
 attraverso la nostra azione collettiva vogliamo far comprendere alle autorità (governanti) che bisogna che diano risposte anche alle classi popolari e agli strati più bassi della popolazione e non soltanto ai vertici della piramide del potere e che se sono alla ricerca di consensi e di legittimazione fra le donne, gli studenti, gli insegnanti e le altre fasce della società, devono impegnarsi anche nei loro confronti per la realizzazione delle loro richieste;
 attraverso questi mezzi vogliamo dimostrare che, a guardar bene, anche nelle condizioni sociali e politiche più difficili si può essere dei cittadini incisivi e ci si può impegnare per una vita migliore e giusta, ma la realizzazione di ciò è subordinata a che noi donne possiamo e diamo prova di saper trarre vantaggio dallo sperimentare diverse strategie sociali con capacità, intelligenza e valore. Infatti l'esperienza ha dimostrato che ogni spazio e ogni spiraglio che le donne hanno concesso è stato immediatamente conquistato dal misoginismo e più di prima ha reso la vita di ogni singola donna del Paese vittima di discriminazioni e di esclusioni inumane e di comportamenti violenti.

Cosa intendiamo ottenere?


L'uguaglianza dei diritti e l'eliminazione delle discriminazioni su base sessuale, razziale e classista sono l'essenza e la base condivisa delle richieste delle donne di ogni classe sociale. Le donne iraniane appartenenti alle diverse classi sociali, nonostante siano convinte che le strutture sociali influenzino le condizioni e i rapporti fra i due sessi, hanno sempre combattuto al fianco degli uomini per l'ottenimento della democrazia, delle libertà individuali e civili e dei diritti del cittadino ed è per questo motivo che anche oggi come in passato, al fianco degli altri gruppi sociali e in aggiunta alle loro specifiche richieste, chiedono l'ufficialità del riconoscimento e la realizzazione delle libertà universali così come chiarite nella Costituzione, fra cui la libertà di espressione, di associazione, ecc. e inoltre la sospensione delle numerose pressioni esercitate sulle donne, sugli studenti, sui lavoratori, sugli insegnanti, sui gruppi etnici e sulle diverse sette religiose.
D'altra parte sanno anche che l'uguaglianza dei due sessi è un prerequisito per il conseguimento della democrazia, di uno sviluppo stabile e per la realizzazione di una società sana, umana e libera dalla violenza, dalla povertà e dall'ingiustizia.
Per questo motivo noi, donne e uomini iraniani, convinti che senza l'eliminazione della discriminazione dalla vita delle donne, nessuna società otterrà democrazia e giustizia – di sempre queste due desiderio della società iraniana – chiediamo ai candidati alla guida della repubblica che nei loro programmi politici tengano da conto due nostre questioni fondamentali, che sono la struttura portante per la realizzazione delle richieste delle donne nei diversi campi inclusi nel fascicolo dettagliato di questa coalizione, e cioè:
1. seguire attivamente l'adesione dell'Iran alla “Convenzione sull'eliminazione di ogni tipo di discriminazione contro le donne”(CEDAW).
Sappiamo che il progetto di “adesione del governo iraniano alla convenzione sull'eliminazione di ogni tipo di discriminazione contro le donne” durante il governo Khatami è stato consegnato al Parlamento, ma purtroppo, dopo che il progetto aveva ottenuto l'approvazione in Parlamento, il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione l'ha rigettato e il Parlamento l'ha rinviato per la decisione al Consiglio del Discernimento, di cui il presidente della repubblica è membro.
Per questo motivo, al futuro presidente della repubblica, in osservanza del principio di uguaglianza e nel rispetto della giustizia e della mancanza di discriminazione sessuale, chiediamo che in testa alle proprie priorità metta il continuo e scrupoloso controllo dell'adesione dell'Iran alla Convenzione sull'eliminazione di ogni sorta di discriminazione nei confronti delle donne./CEDAW)
2. impegno nel mettere al bando leggi discriminatorie nei riguardi delle donne e in particolar modo la revisione e la modifica degli articoli 19, 20, 21 e 115 della Costituzione, allo scopo di accogliere il principio di parità dei due sessi senza riserve né condizioni.
Sappiamo che la modifica e la correzione di queste leggi discriminatorie non ricade nell'ambito delle facoltà della presidenza della repubblica, ma a questo riguardo siamo pure al corrente che se il prossimo consiglio dei ministri rimane vincolato al principio di uguaglianza delle donne del paese e lo considera fra i propri impegni, con le proprie possibilità e l'insieme delle proprie capacità può compiere dei passi molto efficaci per l'eliminazione delle discriminazioni di legge nei confronti delle donne e affinché le persone e il parlamento stesso possano impegnarsi per la modifica delle leggi civili e penali, c'è bisogno che, fin dal primo istante, questa possibilità venga raccolta con il recepimento nella Costituzione del “principio dell'uguaglianza dei sessi senza riserve e senza condizioni”.

Cosa faremo?

Al fine di spiegare le ragioni delle donne e di diffonderle fra la popolazione e le autorità, porremo in atto ogni iniziativa necessaria, che sia nelle nostre capacità e nelle nostre possibilità, a ognuno dei tre livelli: popolazione, società civile e candidati presidenziali e ci auguriamo di poter impegnarci, almeno nel periodo elettorale, a diffondere le richieste delle donne nella società e fra le autorità e a proseguire, inoltre, nel conseguimento delle rimanenti richieste delle donne mediante la realizzazione delle due questioni chiave summenzionate.

Ma come agiremo?


In questo movimento pacifico e collettivo cercheremo di delineare, con il maggior consenso possibile fra i gruppi del movimento delle donne e gli altri gruppi sociali, il futuro percorso di questa coalizione, con la partecipazione di tutte le persone interessate a unirsi ad essa. Per questo motivo, chiediamo a tutti i gruppi e alle persone che desiderino aggregarsi in questa coalizione e indicarne la direzione da prendere, di inviare una email all'indirizzo di cui in appresso e di prendere parte alle sedute di discussione e alle decisioni riguardo al prosieguo del movimento, affinché così facendo, con comunanza di pensieri e con il più ampio accordo nella diffusione delle richieste delle donne, possiamo avere ragione della frantumazione di questo movimento.

Per veder il comunicato in inglese,tedesco e persiano:
http://www.feministschool.net/english/spip.php?article281

Per firmate la Coalizione ed appoggiare scrivere al indrizzo email:

activistwomenforum@gmail.com

venerdì 1 maggio 2009

Niente perdono, Delara giustiziata




http://www.corriere.it/esteri/09_maggio_01


http://amnesty.org/en/news-and-updates/news/delara-darabi-executed-iran-20090501


http://www.campaignforequality.info/spip.php?article4055


http://zamaaneh.com/news/2009/05/post_8816.html

http://mohegh.blogfa.com/post-69.aspx

Niente perdono, Delara giustiziata
La ragazza-pittrice condannata per un omicidio avvenuto quando aveva 17 anni è stata impiccata all'alba


ROMA - La condanna è stata eseguita. Delara Darabi, la pittrice di 23 anni condannata al patibolo per la complicità in un omicidio commesso nel 2003 quando lei aveva solo 17 anni, è stata giustiziata nella prigione di Rasht, in Iran. E' stata uccisa di mattina presto, di venerdì, giorno sacro per gli islamici. Senza che ne fosse data notizia al suo avvocato né alla sua famiglia, secondo quanto spiega Mohammad Mostafaei, un avvocato attivo nel campo dei diritti umani, citato dal sito di Iran Human Rights. E' stata impiccata nonostante un movimento di pressione internazionale che raccoglie attivisti per i diritti umani di varia provenienza avesse ottenuto un rinvio dell'impiccagione. Si era parlato di una dilazione di due mesi, rispetto alla data del 20 aprile nella quale era stata fissata inizialmente l'esecuzione. Invece il boia ha atteso solamente dieci giorni.

IL RINVIO - Il provvedimento di rinvio era stato certificato dal capo della magistratura di Teheran, l'ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, che aveva parlato di una sospensione «per un breve periodo di tempo» per dare modo alla famiglia della vittima di riflettere sulla richiesta di perdono avanzata dai genitori di Delara. Shahrudi non aveva però annullato l’esecuzione, come richiesto invece dalle associazioni dei diritti umani e dagli attivisti iraniani. Iran Human Rights, Amnesty International e le altre associazioni che si erano battute per la sua salvezza - puntando soprattutto sulla minore età della ragazza all'epoca dei fatti - avevano parlato di possibili violazioni della legge internazionale. L'Iran ha ratificato la Convenzione Onu per i diritti dell'infanzia, che vieta la pena di morte per i minorenni. Ma di fatto ancora non ne segue le indicazioni: uno specifico progetto di legge per dare applicazione concreta a quanto previsto dalla Convenzione è stato redatto dalle autorità giudiziarie iraniane e trasformato in un progetto di legge che stabilisce pene più leggere per i minori. Ma il provvedimento è ancora fermo in parlamento.

«PREZZO DEL SANGUE» - La legge iraniana è basata su una interpretazione della Sharia e prevede che un condannato a morte per omicidio possa avere salva la vita se i familiari della vittima concedono il perdono. Di solito ciò avviene in cambio di un risarcimento in denaro. Questo però non è avvenuto. Già in passato i parenti della donna uccisa, una cugina del padre di Delara, che aveva 58 anni, avevano rifiutato questa opzione. Una decisione evidentemente confermata, nonostante i magistrati abbiano deciso di concedere loro qualche giorno in più di riflessione. Delara proviene da una famiglia benestante e i suoi genitori si erano offerti di pagare il cosiddetto «prezzo del sangue», l'indennizzo ai parenti della vittima, primo passo per arrivare a quel perdono formale che avrebbe permesso di fermare l'esecuzione. Ma la famiglia della donna uccisa non ne ha voluto sapere e di conseguenza la sentenza di morte non è stata modificata.

«ERRORI DEI GIUDICI» - L'avvocato di Delara, Abdolsamad Khoramshahi, dal quotidiano Etemad aveva fatto sapere di essere convinto che ci siano stati degli errori nella gestione del caso da parte dei giudici. Il legale avrebbe anche raccontato di come la donna sarebbe stata anche drogata dal suo compagno di allora. Delara si era infatti inizialmente addossata le responsabilità per quanto accaduto. Dopo il processo di primo grado, aveva ritrattato la sua confessione e aveva raccontato una nuova verità. Aveva parlato di come, con il suo gesto, avesse cercato di coprire l'allora compagno, di due anni più vecchio di lei, autore materiale dell'omicidio. Ma non è riuscita a convincere i magistrati della sua innocenza e nel febbraio del 2007 la Corte suprema di Teheran, ritenendola comunque coinvolta attivamente nell'assassinio e non accettando l'idea che sia stata una semplice testimone, aveva confermato la sentenza.

«L'ONU INTERVENGA» - «L'esecuzione di Delara è stata possibile perché l'Iran continua a pensare di poter agire da sola e che le reazioni internazionali siano solo parole e non abbiano conseguenze - dice Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di Iran Human Rights -. Delara è il simbolo di tutti i minorenni ed è ora che Teheran paghi le conseguenze per una violazione della convenzione sui diritti dell'infanzia che pure ha siglato. L'Onu deve fare in modo che quei principi trovino attuazione e non siano semplicemente un pezzo di carta». In Iran ci sono attualmente 150 minorenni in attesa di condanna a morte.

Carlotta De Leo

صبح امروز دلارا دارابی، که در سن ۱۷ سالگی به اتهام قتل بازداشت شده بود. در کمال ناباوری توسط اجرای احکام دادسرای رشت در زندان مرکزی رشت اعدام شد

http://mohegh.blogfa.com/post-68.aspx

http://zamaaneh.com/news/2009/05/post_8816.html

صبح امروز دلارا دارابی، که در سن ۱۷ سالگی به اتهام قتل بازداشت شده بود. در کمال ناباوری توسط اجرای احکام دادسرای رشت در زندان مرکزی رشت اعدام شد.

اعدام این هنرمند در صورتی به وقوع پیوست که هیچ یک از وکلای وی از زمان اجرای حکم اطلاعی نداشتند.

خبر خیلی کوتاه است ولی وحشتناک.

چه راحت جان می گیریم.

چه راحتی طناب دار را به گردن کودکی می اندازیم.

چه راحت لرزش های بدن نحیفش را احساس می کنیم.

به خدا ظلم است ظلم.

به خدا عدالت این نیست که کودکی کودکی را از وی بگیریم.

به خدا عدالت این نیست که بکشیم آنکه حقش مرگ نیست.

چه کسی می خواهد در روز قیامت پاسخگو باشد.

آیا انصاف است ....

چهارم فروردین سال ۸۵ او را در زندان رشت ملاقات کردم. او چهره ای مظلوم داشت. او قاتل نبود. قسم می خورد که قاتل نیست.

برایم تابلویی نقاشی کرد که عکس پیرمردی در آن بود که ویالن می زد. نمی دانستم که ساز مرگ دلارا را می زند.

باور نمی وشد که کشته شده باشد.

او واقعا بی گناه، مظلوم، آرام، متین، پاک و بی آلایش بود. دختری که حقش مرگ نبود و جانش را گرفتند.

خدایا به فریادمان برس.

خدایا از این همه بی عدالتی به کجا پناه ببریم.

خدایا خدایا خدایا.... چرا ما را اینقدر بی رحم آفریدی چرا چرا...

گزارش رادیو زمانه را بخوانید