lunedì 2 maggio 2011

Lettera di Reza Khandan a PEN è stata letta da Barbara Goldsmith nella ceremonia di libertà di scrivere





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Gentile Presidente, rispettabili membri del PEN

Come sapete, molti scrittori, poeti, artisti e politici di tutto il mondo, hanno speso anni della loro vita nelle prigioni di diversi paesi, in difesa della libertà e, in particolare, della libertà di espressione. In quei momenti, molti di loro hanno creato opere eterne: memorie dal carcere, lettere, poesie e libri, che sono uniche e insostituibili.
Il 17 marzo 2011, i funzionari del carcere hanno fatto irruzione nella cella di Nasrin confiscando l’unica penna che era riuscita a nascondere agli occhi delle guardie e tutte le salviette di carta su cui aveva scritto i suoi appunti. Questo significa che non potrà più scrivere ai tribunali, che è stata privata del diritto di scrivere alla sua famiglia, che non potrà scrivere articoli e libri né scritti personali. Le è stato impedito di scrivere le memorie riguardanti il suo arresto; non può avere una matita per segnare, sul muro del carcere, i giorni che passano.
In passato, il divieto di scrivere non esisteva come norma, e quello che sta succedendo oggi è inconcepibile. È impensabile, infatti, che oggi, ad un prigioniero non venga consentito di scrivere ai propri figli.
In base alla sentenza della Corte, così come stanno le cose, Nasrin rimarrà senza una penna per circa 4000 giorni. E tutto questo senza aggiungere ulteriori accuse.
Il 17 marzo verrà fissato nella storia come la giornata della “libertà di espressione”. Noi e i nostri figli lo onoreremo nel rispetto di tutti coloro che, in tutto il mondo, hanno sacrificato la loro vita in nome della libertà di espressione.

Reza Khandan