martedì 14 luglio 2009

Shirin Ebadi ha parlato all'ombra del David


Shirin Ebadi ha parlato all'ombra del David
http://www.alessandroantichi.org/content/view/2140/

lunedì 06 luglio 2009
In un clima di forte emozione e di intensa partecipazione, le autorità del Parlamento toscano e tanta, tantissima gente, hanno accolto Shirin Ebadi, oggi, alla Galleria dell'Accademia. L'avvocatessa iraniana, premio nobel per la Pace, ha parlato all'ombra del David di Michelangelo Buonarroti, che lei stessa ha definito faro di civiltà e icona dell'aspirazione universale alla libertà.



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All'inizio dell'incontro, oggi poco dopo le 16, l'avvocatessa Shirin Ebadi ha chiesto ciò che non è ancora stato possibile ottenere sotto il regime a Teheran, un minuto di silenzio per commemorare le vittime delle recenti manifestazioni.

Shirin Ebadi ha ringraziato la Toscana e Firenze per l'ospitalità che danno agli studenti e agli esuli iraniani, oltre che per la solidarietà che da sempre viene data alla causa dell'avanzamento della libertà e della protezione dei diritti umani. E' stato ricordato come uno dei tanti assistiti di Shirin Ebadi, il dissidente Akbar Ganji, sia cittadino onorario di Firenze e abbia ricevuto l'intensa solidarietà e l'aiuto del Parlamento toscano. Una vicenda, quella di Ganji, che i lettori del sito http://www.alessandroantichi.org conoscono bene per il ruolo particolare che, nella vicenda, ha avuto Alessandro Antichi.

Shirin Ebadi ha parlato apertamente delle ultime vicende politiche ed elettorali del suo paese. Ha puntualmente spiegato gli errori, gli inganni, le violenze del regime. Ha chiesto a tutti di onorare la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, sostenendo la resistenza e i movimenti popolari iraniani.

L'avvocatessa Ebadi non è, personalmente, impegnata in alcun partito politico, ma sta con la gente e con le esigenze minime di libertà, verità, giustizia. Ci sono cinque obiettivi che accumunano la stragrande maggioranza degli Iraniani e anche una parte delle stesse elite al potere: 1) la fine immediata di ogni violenza contro le persone e le famiglie, nelle strade, nelle università, nelle case; 2) la liberazione senza condizioni e senza ulteriori indugi di tutte le migliaia di persone che sono state incarcerate; 3) l'annullamento delle ultime elezioni presidenziali, che sono state inficiate, quando ancora i seggi erano aperti, da menzogne, brogli e annunci roboanti e assolutamente incredibili di una presunta vittoria di Ahmadinejad "gonfiata" oltre ogni ragionevolezza; 4) la ripetizione delle elezioni, sotto il controllo e con l'aiuto di osservatori internazionali e di commissioni elettorali neutrali; 5) il risarcimento delle vittime, sia delle famiglie delle decine di morti, sia degli innumerevoli feriti.

Questa donna piccola e dall'apparenza mite, che ci ha parlato ai piedi del David, si è rivelata, ancora una volta, scomoda come è sempre stata, umile ma tenace, inerme ma temibile, come l'eroe biblico, per i Golia del regime.

Sull'esempio dei dissidenti nonviolenti di ogni tempo, la Ebadi da decenni lotta quotidianamente all'interno del sistema repubblicano islamico, entro gli angusti limiti di un regime che lei, incuneandosi fra le sue divisioni e nelle sue contraddizioni interne, è riuscita talvolta a costringere a rendere giustizia alle donne, ai minori, ai poveri, agli oppressi, agli incarcerati e torturati per le loro opinioni. Un esempio indimenticabile, una promessa di ciò che, grazie all'universalità delle aspirazioni umane alla vita, alla libertà, alla felicità, cambierà anche in Iran.